Lentius, profundius, suavius. Alexander Langer aveva scelto questi termini per rovesciare il noto motto olimpico basato sulla velocità e la competizione. Era convinto che una civiltà che non è in grado di porsi dei limiti non va da nessuna parte. Una visione che risulta particolarmente attuale per il 2019: un anno che, come ha ricordato l’Unione Nazionale Comuni comunità Enti montani (Uncem), sarà caratterizzato dal turismo lento.
Un’occasione importante per valorizzare i territori italiani meno conosciuti dal turismo internazionale, ponendo una particolare attenzione alla sostenibilità e alle esperienze di viaggio innovative, come i treni storici a alta panoramicità, i cammini, gli itinerari culturali, le ciclovie, i viaggi a cavallo.
Il 2016 è stato l’Anno nazionale dei cammini, il 2017 dei borghi italiani, il 2018 del cibo italiano. Quest’anno con il turismo lento si possono raccontare e valorizzare le nuove esperienza di cooperazione che hanno avuto successo, nelle aree montane e interne. Grazie anche alla legge nazionale sui piccoli Comuni e sui borghi, secondo l’Uncem si sta diffondendo un nuova cultura del viaggio. Se prendiamo in considerazione i treni storici, scopriamo che 130 mila turisti nel biennio 2016-2017 (in crescita del 45%) hanno viaggiato a bordo di uno dei treni d’epoca di Fondazione FS italiane sulle nove linee ferroviarie riattivate ad hoc per un totale di 600 chilometri. Inoltre gli anziani e le scuole scelgono sempre di più la montagna come meta per le vacanze e i viaggi d’istruzione.
“Si sale e i paesaggi, il clima, le ricchezze storiche-culturali, i monumenti, i percorsi segnati, i borghi si uniscono in un’offerta che sfida le tradizionali capitali del turismo internazionale e anche italiano” ha spiegato l’Uncem. Ed ha aggiunto: “I nostri borghi e paesi montani, insieme ad altri di uno stesso territorio, costruiscono oggi un’offerta green, smart e slow. A portata di turisti stranieri e di prossimità. Con costi contenuti e con un alta la possibilità di fare nuove esperienze, grandi scoperte e interazioni. Dove la passione e lentezza possono generare coesione”.
L’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani ritiene infine che investire sul turismo sostenibile sia “una strategia di sviluppo che ha come fine la tutela e la riproposizione innovativa di luoghi, memorie, conoscenze e artigianalità che fanno del nostro Paese un luogo unico: un circuito di bellezza straordinariamente diffuso lungo tutto il suo territorio fisico, e lungo un arco di secoli di civiltà. Una strategia fondamentale per governare la crescita dei flussi turistici che ci attendiamo, anche nelle aree montane 365 giorni l’anno, da oggi al 2030”.