Ambiente e salute, la confezione degli alimenti e quello che dobbiamo sapere

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Chi nell’acquisto di un prodotto non viene condizionato dalla confezione alzi la mano. A parole siamo tutti immuni, ma alla fine difficilmente ci sottraiamo a quanto riportano le confezioni, ai colori o alle forme.

E’ l’arte del packaging, ormai soggetta a regole e strategie di comunicazione che abbracciano materie multidisciplinari e che determinano in maniera indiscutibile il mercato, soprattutto se si parla di prodotti non alimentari. Ma che peso ha il packaging nella produzione quando la confezione riguarda cibi e bevande? Chi ci assicura che la forma non prevalga sul contenuto? In altre parole: come garantire un prodotto integro nel tempo, senza il rischio di contaminazione, attraverso la confezione?

E’ un problema che l’industria del packaging, quella seria, si è posta da tempo e che rimane sempre al centro di ogni innovazione. Se ai suoi esordi infatti l’attività del confezionamento era legata soprattutto a canoni estetici volti a garantire all’occhio la sua parte, col tempo la crescente attenzione ai materiali e alla tutela dell’ambiente hanno portato il concetto di ecosostenibilità anche in questo settore.

Non a caso le industrie di packaging sono soggette a rigide normative ed i loro prodotti devono riportare alcuni requisiti obbligatori, a partire dalla capacità di contenere il prodotto e conservarlo in modo idoneo fino al suo consumo affinché non perda le proprietà nutritive e non si alteri.

Un packaging è ecosostenibile se ha un ridotto impatto sull’ambiente e soprattutto se si smaltisce facilmente, caratteristiche che le aziende più serie non perdono mai di vista. Infine anche il design deve tener conto di esigenze pratiche, del consumatore e del produttore. Il cliente poi è attento alla forma e alla praticità dell’imballaggio, valuta lo spazio che occuperà in dispensa o in frigorifero, la facilità con cui aprirlo e con cui afferrarlo. Non è facile quindi per chi produce dare una risposta generale a tutte le esigenze, garantendo salute e sicurezza.

Le aziende serie ripongono enorme attenzione sull’aspetto ambientale, un dato che il consumatore deve assolutamente considerare nella scelta. Lo può fare informandosi oppure cercando di capire come si muove l’azienda produttrice. La strategia migliore per dare risposte alle esigenze e garantire al contempo salute e sicurezza è realizzare i prodotti insieme al consumatore. In altre parole, come fa la CelVil che opera attraverso la personalizzazione del prodotto, valutando benefici e tutele caso per caso.

Naturalmente tutto deve avvenire nel rispetto di una normativa che esiste e che deve essere continuamente adeguata all’evolversi della tecnica. I sacchetti della spesa più usati, ad esempio, sono in polietilene che viene addittivato di sostanze che lo rendono facilmente biodegradabile, nel pieno rispetto dell’ambiente. Diversa è la plastica compostabile per i sacchetti che contengono umido da smaltire: deve essere tale da permettere ai sacchetti di disintegrarsi completamente in meno di tre mesi diventando parte del compost, ossia fertilizzante.

Ma le nuove frontiere del packaging vanno verso le bioplastiche, ossia il confezionamento con materiali di origine biologica. Le bioplastiche, oggi, possono essere stampate con facilità anche senza pre-trattamenti, hanno superfici lucenti e gradevoli, e sono una valida barriera contro oli, grassi e gas. E’ il caso del PLA, un materiale compostabile prodotto con il mais usato per imballaggio di dolciumi, prodotti da forno e alimenti freschi, oppure del BIOCOMPOST, materiale di tenuta e resistenza identiche alle plastiche tradizionali ma compostabile nel giro di poche settimane, applicato nella produzione di sacchetti, buste e shopper e borse per la spesa, oltre che per i sacchi per la raccolta differenziata.

Solo con una mentalità comune aziende e consumatori possono cambiare le sorti di un ambiente oggi fortemente provato da attacchi nocivi dovuti ad interessi particolari e disinteresse generale.