Nel 2019 sulle nostre spiagge è stato trovato l’equivalente di 359 sigarette ogni 9 km. Uno studio pubblicato sulla rivista “Tobacco control journal” ha rivelato che i rifiuti derivanti dall’uso di tabacco corrisponde al 36% di tutti i rifiuti visibili. Ma i mozziconi di sigarette possono essere trasformati. Secondo un progetto sperimentale, il primo del genere al mondo, denominato Focus (Filter of cigarettes reuse safely), che da qualche settimana ha preso il via a Capannori (Lucca), dai residui di sigarette si possono ottenere dei substrati biodegradabili per la coltivazione di piante ornamentali e arbusti da parte dei vivaisti mente la parte residua diventerà, attraverso l’uso di alghe, biocarburante.
Il progetto è promosso dal Centro interdipartimentale Enrico Avanzi dell’Università di Pisa (capofila) in collaborazione con il Comune di Capannori, l’Istituto sugli ecosistemi terrestri del Cnr, il Dipartimento di scienze agrarie, alimentari e Agro-ambientali.
Per il suo carattere innovativo Focus ha ricevuto un cofinanziamento del 50% dalla Fondazione Cassa di risparmio di Lucca, che si aggiunge alle risorse del Centro Enrico Avanzi e del Comune di Capannori.
“Nel dettaglio – spiega Lorenzo Guglielminetti dell’Università di Pisa, coordinatore del progetto – si prevede di riutilizzare i residui delle sigarette come substrato inerte per la crescita di piante ornamentali attraverso tecniche di coltura idroponica. I residui di sigaretta saranno prima separati dalle componenti biodegradabili (carta e tabacco) e poi trattati per risultare chimicamente e fisicamente adatti. Ottenuto il substrato inerte adeguato saranno condotte prove di germinazione di diversi tipi di piante per individuare quelle che meglio si adattano al sistema. Con queste ultime saranno poi condotte prove di crescita fino al completamento del ciclo vitale”. E seguendo lo schema dell’economia circolare, dai residui della lavorazione dei mozziconi, usando particolari alghe si dovrebbe ottenere una biomassa per la produzione di biocarburanti.
“Diverse specie di micro-alghe saranno poi testate sui residui prodotti dal processo – prosegue Guglielminetti -. Individuate le più adatte, metteremo in opera un sistema in grado di abbattere tutti i residui dando vita nello stesso tempo a una biomassa algale che potrà essere utilizzata per produrre biocarburanti, chiudendo così un ciclo virtuoso”.