Sono giorni difficili per Cercemaggiore, una comunità sempre allegra e festosa. Per chi, come me, vive in campagna, è strano non recarsi in paese da circa un mese. Vedo foto nelle quali Cercemaggiore è vuoto, buio, grigio, anche nelle giornate di sole. I bar hanno le serrande abbassate, le numerose attività chiuse.
Triste è stata la notizia dei primi due casi positivi al COVID 19 che ci ha stretto lo stomaco: tutti speravamo che dalla nostra casa di riposo, il luogo più fragile in cui il virus potesse attaccare, non ci sarebbero arrivate brutte notizie. Dopo una settimana i casi sono diventati 18, come tutti sanno. E il primo anziano è volato in cielo proprio ieri sera.
È triste perché viviamo in prima persona questa guerra. Una lotta impari, fatta di gente che si ammala, di nonni che vanno via, di genitori che, da un giorno all’altro, vengono attaccati a un respiratore. È un clima che non si addice alla nostra comunità che, dalla notte scorsa, è stata anche dichiarata zona rossa. La stessa aria non si addice ai Riccesi, nostri amici, nostri compagni di uscita, di feste e di vacanze.
Chissà se, un giorno, ne usciremo vittoriosi. Dalla tenacia che ci ha sempre contraddistinti siamo spinti a dire di sì e, forse, un giorno tutto questa sarà solo un brutto ricordo. E allora ricominceremo, mattone su mattone, come abbiamo sempre fatto, sin da tempi immemori e come continueremo a fare, per sempre. Col cuore pieno di speranza e con la mente pronta a voltare pagina, come le parole che accompagnano il video realizzato da Maurizio, nei luoghi più cari e più silenziosi del Paese che, torneranno a vivere, come noi.