I giorni del Coronavirus: tra flah mob e messaggi di speranza si muore in totale solitudine

mani che si stringono

Non è nelle abitudini delle nostre comunità, soprattutto in quelle più piccole dei nostri borghi molisani, quella di vivere con distacco e non partecipare alla morte di un parente, un amico, un vicino di casa o semplicemente di un conoscente.

Anzi il lutto, quando arriva nella comunità, diventa una questione che riguarda più o meno tutti. Tutti si informano di chi si tratti, quanti anni abbia, di quando ci sarà il funerale. E quindi via alle visite alla famiglia per partecipare alla veglia che precederà la funzione religiosa, perché è così, da noi il morto non lo si lascia solo. Un altro rosario, un’altra preghiera, un altro pensiero per ricordarlo prima del saluto definitivo. E poi ancora il vicinato e i parenti che si attivano per “consolare” la famiglia preparando un pasto che possa dare conforto e forza per affrontare il momento doloroso e quello più struggente delle condoglianze.

E’ un’usanza innata nell’uomo sociale quella di onorare il defunto, anzi il culto dei morti parrebbe l’essenza stessa della religione. Ma non solo, in molte circostante un lutto diventa l’occasione per riunire la famiglia, anche per riappacificarsi. Il dolore livella tutto e tutti: si azzerano le precedenti discordie e ci si unisce nel rendere onore al caro che ci ha lasciati.

Ai tempi del Coronavirus un decreto del Presidente del Consiglio vieta tutto questo rituale per evitare scambi di baci, abbracci e quindi contagi evidentemente evitabili. Ma che tristezza fare la conta delle persone autorizzate a vegliare il morto per 24 ore e poi dritti al cimitero per la tumulazione. Fredda, veloce, senza rituali se non una rapida benedizione. E poi tutti a casa, preferibilmente ognuno nella propria, a piangersi un padre, un nonno, uno zio, un parente andato via in quasi totale solitudine.

Sono tante le abitudini che siamo chiamati responsabilmente a cambiare per tornare alla normalità e affinché vada davvero tutto bene. Ma quanta tristezza nel dire addio per sempre ad un nostro caro così, semplicemente soli. Per questo ancora di più, di fronte alle tante difficoltà che questo maledetto virus ci impone una cosa non dobbiamo mai dimenticare di fare: restare umani e alimentare i nostri sentimenti positivi e di condivisione del dolore altrui anche quando questo ci sembra impossibile.