Il Molise non è un’isola felice: il rapporto Liberaidee sulle mafie invita ad aprire gli occhi

rapporto mafie

E’ stato presentato qualche giorno fa a Campobasso il rapporto “Liberaidee – Il Viaggio” sulla percezione e la presenza di mafie e corruzione, realizzato dall’Associazione Libera, e che ha delineato un quadro che invita i molisani e le imprese ad una presa di coscienza seria su quanto questi fenomeni possano corrompere il tessuto economico, sociale e culturale della nostra regione.

Il professore Franco Novelli ha definito, innanzitutto, il quadro di ricerca nell’ambito del quale ci si è mossi: 355 questionari somministrati ad altrettanti soggetti della società civile (studenti delle scuole superiori, universitari, donne lavoratrici e non, intellettuali, lavoratori, disoccupati etc) e una serie di interviste che hanno coinvolto i rappresentanti delle associazioni di categoria che aderiscono a Libera contro le mafie: Confindustria, Api Acem, Confcommercio, Confesercenti, Cna, Coldiretti, Cia, LegaCoop, Confcooperative, Agci per il mondo della cooperazione.

Tra i dati più eloquenti rispetto alla percezione del fenomeno mafioso c’è la distanza tra il dato molisano e quello nazionale rispetto alla pericolosità e all’incidenza della mafia nel proprio territorio: secondo i rispondenti molisani questo è vero solo nel 24,8% dei casi rispetto alla percentuale nazionale che su questo aspetto si attesta al 38. Dunque una ridotta consapevolezza dei rischi a cui si è esposti, poiché nonostante le cronache riportino sempre più di frequente di episodi a stampo mafioso, si tende a considerare ancora la mafia un fenomeno prevalentemente marginale, anziché socialmente pericoloso e vicino al proprio vissuto.

Tra le attività ascritte al malaffare vi sono il traffico di droga, gli appalti truccati, il lavoro nero, pizzo ed estorsione, la corruzione, il riciclaggio di denaro sporco, lo sfruttamento della prostituzione, lo smaltimento illecito dei rifiuti, il gioco di azzardo, lo scambio di voti, l’usura e altri reati, che preoccupano adulti e giovani allo stesso modo, tuttavia si riscontra tra i giovani under 18 molisani una percentuale più alta rispetto al dato nazionale circa la mancata differenza percepita tra mafia e criminalità comune.

L’assenza delle istituzioni e della cultura della legalità spicca tra i fattori sociali ritenuti più incisivi per la proliferazione delle mafie, seguito dal ruolo della famiglia e del contesto di riferimento e dalle difficoltà economiche e di trovare lavoro. Mentre tra le motivazioni individuali i facili guadagni sembrano essere l’input più immediato che possa spingere una persona comune ad arruolarsi in un clan.

E’ un fenomeno complesso quello della mafia, una complessità che tuttavia non deve spingere le persone a ritenerlo un argomento inaffrontabile e soprattutto un dato di fatto e pertanto invincibile. Proprio le attività di sensibilizzazione e di informazione diventano cruciali per costruire consapevolezza e coscienza critica. La scuola, in tal senso, è un attore fondamentale per educare le giovani generazioni alla conoscenza e alla cultura della legalità. E’ nelle aule scolastiche che si formano i politici, gli imprenditori, i lavoratori e i cittadini di domani e bisogna avere la capacità di portare proprio tra i banchi le storie, i dati, l’esempio e le buone pratiche di chi contro le mafie lotta tutti i giorni con coraggio e determinazione. La libertà è un diritto fondamentale riconosciuto a tutti dalla Costituzione e si è davvero liberi quando si può esercitare questo diritto nel pensiero, nel lavoro e nella propria quotidianità.

Il mondo cooperativo in tal senso può e deve fare la sua parte per combattere quella famosa “zona grigia“, promuovendo attività di inter-azione con altre associazioni e organizzazioni, sostenendo l’applicazione di un codice etico degli appalti, diffondendo la cultura della legalità e della dignità del lavoro, non solo informando, ma educando associati e collettività a distinguere cosa è giusto da ciò che è sbagliato.