Il dannato e bizzarro errore in cui è incorso lo stand della Bit di Milano, dove alcune foto di altri angoli del mondo si sono mischiate a quelle del Molise, è diventato in questi ultimi giorni argomento di articoli, denunce e dissertazioni di vario e discutibile tenore da parte di tanti molisani. Stiamo parlando naturalmente di qualcosa che non doveva accadere, senza ombra di dubbio, di un dannato errore di natura tecnica che non si doveva fare.
Che cosa sarà successo? Davvero le persone molisane che hanno realizzato il video erano convinte che a Sepino ci fosse la Grande Muraglia? Non ci credo. Una strategia di comunicazione? Non ci credo. Una revisione del lavoro non abbastanza attenta? Forse. Ma come reagire?
Possiamo arrabbiarci, scandalizzarci, ridere o con la stessa ironia farne una barzelletta tutta molisana. Ma quello che a mio avviso una piccola regione come la nostra non deve fare mai, soprattutto sul web, è denigrare all’esterno il lavoro dei suoi conterranei. E’ mettere l’accento sugli errori e non sugli sforzi che ciascuno fa.
C’è una parte (una buona parte) di Molisani che passa il tempo ad aspettare il cadavere sotto il ponte. E quando lo vede gode, scatenando opinioni di ogni genere che volano, volano e non rendono merito. Non rendono merito non solo ai destinatari, ma a tutti.
Una terra che è presente sulle cartine ma non si vede e non si sente in giro oltre a porsi qualche domanda sulle sue capacità di presentarsi fuori casa deve mostrarsi unita, deve mostrare un minimo di amor proprio, anche solo per una mera difesa d’orgoglio.
I panni sporchi si lavano in casa e al giudizio veloce si potrebbe sostituire la perduta arte della sana correzione. Pensando che ci sono alcuni frangenti in cui non è il singolo a muoversi, ma tutto il territorio.
Se leggo e vedo un errore grave sul giornale di un collega (i refusi ce li passiamo come sana e piacevole ironia) lo chiamo velocemente e lo avviso. Conscia del fatto che a chi opera in questo settore incidenti come quello di Milano inevitabilmente capitano. Posso farmi una risata, posso anche arrabbiarmi se necessario, ma lo faccio con lui o comunque in maniera non pubblica. Non mi metto a diffondere il più possibile un errore che il resto del mondo attribuirà all’intera categoria. Non lo faccio io e non lo fa la maggior parte dei giornalisti che hanno, bene o male, tutti gli stessi problemi e vivono le stesse soddisfazioni del mestiere.
La denigrazione incontrollata purtroppo non agisce con il bisturi ma mira a buttare a terra insieme all’elemento sbagliato un intero lavoro. Nel caso della nostra presenza alla BIT di Milano, che mi sono presa la briga di andare a vedere nel relativo video, non è possibile distruggere pubblicamente un lavoro notevole ed evidente che tanti dal resto del mondo hanno invece apprezzato, sul posto e sullo stesso web.
Far correre messaggi molisani che mirano a distruggere un’opera molisana è un tragico autogol, non ci fa bene e non è neanche molto intelligente. Chi condivide e fa viaggiare offensivi post di blogger sconosciuti che attaccano il lavoro del Molise alla Bit distrugge tutto il Molise, perché intacca la nostra immagine.
Un capitano difende il suo equipaggio all’esterno e se necessario lo riprende nelle segrete stanze. E ognuno di noi deve essere capitano della sua terra. Altrimenti ci facciamo del male e soprattutto non riusciremo a crescere, quando invece ne abbiamo bisogno: crescere come comunità generale, come mentalità, avere la maturità di presentarci all’esterno consapevoli della nostra identità, ricca di risorse e unica, che solo con comportamenti collaborativi, al di là di ogni colore politico o ideologia, possiamo rendere più solida e presentabile.