La deriva del sistema scuola in quelle immagini sconvolgenti

La dilagante gratuita violenza tra le aule scolastiche ci obbliga ad una seria e decisiva riflessione sul funzionamento e sui valori del nostro sistema scolastico

Il piccolo, tenero, quieto e silenzioso Molise toccato da una vicenda che toglie il fiato. La brutalità con cui quelle donne, maestre d’asilo, alle quali avevamo affidato i nostri figli (perché quei piccoli sono di tutti noi) ci toglie il fiato. Eppure è accaduto, più e più volte. E mi viene da dire che accadrà ancora, se non mettiamo mano ad un sistema educativo alla deriva.

Lo dico da direttore di un magazine che benché piccolo raggiunge ormai tanta gente, un giornale edito da una cooperativa che lavora per includere nei sistemi educativi tutte le persone, minori e disabili, bambini svantaggiati e fasce deboli. Una rivista che vede nei più giovani autonomi, liberi di vivere e pensare, la svolta per un mondo migliore. E lo dico da Fondatore e Presidente UNICEF Molise negli ultimi 22 anni, periodo durante il quale ho girato tante scuole, ho conosciuto cuori immensi tra le maestre e i professori, ma ho testato le prime avvisaglie della presenza di persone che con quel ruolo non avevano nulla a che fare.

Eppure il mestiere dell’educatore e dell’insegnante è stato da sempre all’apice della piramide del prestigio, un prestigio dato dal potere che l’azione di chi opera in questo settore ha sul futuro di tanti ragazzi. Per non parlare del potere che tanti professori hanno avuto sul recupero di giovani destinati alla deriva. Un potere riconosciuto universalmente da popolazioni che hanno superato la fame e le guerre affidando alla scuola i loro figli. Un potere che ancora oggi gli organismi internazionali cercano di insediare nelle terre più povere per salvare tanta gente, per far ricominciare dalle salde colonne del sapere intere civiltà distrutte.

Ma da noi è successo all’improvviso che qualcuno questo potere lo ha voluto distruggere, nonostante non fosse al centro di grossi interessi finanziari. Qualcuno ha deciso all’improvviso che la scuola, riferimento madre per l’elevazione morale e sociale di ogni piccolo virgulto, doveva abbassare le ali, come si dice ai bulli che alzano la cresta. E così il professore è pian piano diventato un prof con cui scambiare una sigaretta, con cui discutere su questo o quel voto, con cui fare anche una bella litigata e, perché no, anche una scazzottata. Tutto è andato lentamente ed inesorabilmente liscio in questo senso.

I media, ai quali è stato affidato a lungo un compito educativo, hanno invertito la rotta e hanno aperto le porte a stimoli di ogni genere e gusto, fuori da ogni limite di decenza e pronti al condono generale del sapere. Una serie di programmi divenuti popolari hanno messo al palo il valore della conoscenza, il tuttologo è il ruolo maggiormente ricercato nei palinsesti e gli stessi che si formano davanti al nulla si presentano alle pseudo selezioni scolastiche.

Nel frattempo si bloccavano i concorsi veri, lasciando al palo qualsiasi alito di sfida intellettuale, intellettiva o anche solo intelligente. Si trovavano vie veloci per salire le scale, da una parte si inventavano scuole magiche per l’acquisizione endovena dei punti di anzianità, dall’altra si abbattevano desueti e fatiscenti ostacoli come il rischio della bocciatura o la sospensione. E nella scuola hanno fatto risoluto e massiccio ingresso elementi innovativi come la superficialità nella valutazione, la convenienza, lo scambio dei favori, l’improvvisazione, la violenza dal basso, l’assenza totale di rispetto, ad ogni livello e in ogni direzione. Oltre alla tensione tra vecchio e nuovo stile…

“Sono passati 32 anni, ma ancora oggi, quando la incontro per strada, abbraccio con affetto la mia maestra d’asilo. Perché era brava e di lei ho un ricordo dolcissimo, che mi accompagnerà sempre. Lavorare con i piccoli è un mestiere difficilissimo, delicato, usurante. Non è per tutti, ma per fortuna non è obbligatorio farlo”. Così scrive sulla sua pagina Facebook un amico di web che seguo sempre con piacere in calce alla vicenda dell’asilo. E aggiunge: “Se sei arrabbiata, frustrata, nervosa o semplicemente cattiva, vai a impastare il calcestruzzo, male che va ti esce tosto, ma almeno non rovini i bambini”.

Ma di gente da calcestruzzo ormai nella scuola ce n’è tanta. Non è una mia opinione: lo raccontano i tanti docenti ancora legati all’amore per il mestiere, i tanti operatori esterni che come noi con i loro progetti (sempre gratuiti perché ormai le scuole non hanno più soldi) entrano nelle aule. Ma d’altra parte non poteva che essere così: se non si controlla l’accesso, in quel luogo prezioso che forma le menti dei nostri bambini continuerà ad entrare di tutto e di più.

Quando arriverà quel dannato momento in cui decideremo da ogni fronte di dare una solenne regolata al nostro sistema educativo scolastico? Noi nel nostro piccolo continueremo a dare ai giovani opportunità di crescita attraverso selezioni serie, li spingeremo a confrontarsi per offrire sul mercato del lavoro il meglio. Ma a livello istituzionale o diamo una stretta attraverso strumenti capaci di selezionare seriamente il mestiere più delicato del mondo e della storia, o dovremo dotare l’interno delle aule non solo di telecamere ma anche di metal detector, cani antidroga e bodyguard.