Biocult, il Molise e le molte transumanze…

Antonio Innamorato, pastore di Roccamandolfi, con le sue pecore lungo il tratturo Pescasseroli-Candela

transumando 2017

“La nostra famiglia viene dal paese che un tempo veniva chiamato ‘la mamma delle pecore’ e per parecchi generazioni ha fatto la transumanza”. Comincia così il lungo racconto che Antonio Innamorato, pastore originario di Roccamandolfi e oggi impiantato con sua azienda a San Massimo, ai piedi del Matese, che ha voluto restituire con generosità e passione la storia della sua famiglia interamente centrata intorno all’allevamento ovino e più recentemente bovino e alla produzione casearia, più recentemente.

È intorno a questa storia forte e a questo nucleo familiare determinato a continuare una tradizione di pecore in movimento, non più trasversale oggi, ma assai più spesso tra pianura e montagna, che Biocult – il Centro interdipartimentale per le risorse Bio-Culturali e lo Sviluppo locale dell’ Università del Molise – ha pensato di riproporre un breve tratto del lungo cammino transumante di cui Antonio ha narrato a lungo, rispolverando antiche memorie di suo padre e suo nonno persino, fotografie, oggetti come accade sempre nei momenti forti di una testimonianza culturale.

Così il 30 settembre un nutrito gruppo di appassionati, si muoverà da Civita di Bojano per giungere quindi a Bojano ed attraversarla come accadeva una volta proprio durante le transumanze storiche, per poi proseguire e fermarci nel primo pomeriggio, realizzando uno stazzo secondo tradizione, a San Polo Matese/Loc. Porcareccia, dove oltre a pretendere il necessario ristoro per animali e uomini sarà possibile anche assaggiare prodotti tipici della produzione casearia e non solo locale.

L’indomani il gruppo ripartirà da San Polo intorno alle 8.30 per giungere a Sepino verso le 12 e rinnovare la magia del passaggio delle greggi presso il sito archeologico di Altilia, un’immagine fissata nei dipinti dei vedutisti sette-ottocenteschi e oggi di nuovo possibile in una chiave nuova di rispetto per i patrimoni culturali e al tempo stesso paesaggistici e della biodiversità.

Antonio Innamorato e la sua famiglia hanno deciso da anni di allevare, contro ogni immediata convenienza commerciale, ma ritenendole più adatte al luogo e preziose sul piano dei loro prodotti (lane, latte, carni) una specifica razza di pecore, la Gentile di Puglia, che è in fondo la memoria genetica di secoli di transumanza centro-meridionale.

BIOCULT ha voluto essere al fianco non solo nella genesi intellettuale di questa memoria, ma anche nel festoso riecheggiare delle transumanze secolari del Molise che un uomo, un pastore e la sua straordinaria famiglia hanno deciso di restituire, generosamente, a questo territorio e a queste comunità, permettendoci così di riscoprire una porzione di territorio tratturale meritevole di cure e valorizzazione per il ricco patrimonio bioculturale che essa custodisce.