Primo impiego: come prepararsi al colloquio

colloquio lavoro

Finiti gli studi, che siano dell’obbligo o universitari, si inizia una nuova fase della propria vita: quella della ricerca di un posto di lavoro. Le opportunità, in questo momento in cui l’occupazione è aumentata, non mancano, specialmente se si guarda ai mestieri più nuovi, quelli che condizioneranno le nostre scelte in un futuro non troppo lontano. Ma una volta trovato l’annuncio giusto, bisogna poi fare i conti con il momento più importante: quello del colloquio di lavoro. Soprattutto perché si tratta del primo ed è facile che ci siano situazioni di ansia e stress difficilmente gestibili, ma che potrebbero rovinare tutto. Il segreto sta nella giusta preparazione, così da non sbagliare. Ecco alcuni consigli.

Primo colloquio, come prepararsi al meglio

Il primo colloquio, quindi, è un passo tanto importante quanto delicato per intraprendere la propria carriera lavorativa e non bisogna affrontarlo con troppa ansia o eccessiva leggerezza, bensì con il giusto carattere e la giusta sicurezza di sé stessi. Tra gli step da seguire troviamo innanzitutto la redazione di un Curriculum Vitae che possa risultare un convincente biglietto da visita agli occhi del recruiter, che ci vedrà per la prima volta in faccia, senza conoscere assolutamente nulla di noi. Ovviamente, stilare un CV senza esperienza non è semplice, per questo è importante seguire le linee guida degli esperti e inserire ogni informazione utile relativamente al lavoro che si sta cercando di intraprendere, specialmente i titoli di studio più recenti ed eventuali competenze linguistiche. E’ fondamentale ricordarsi, infine, di portarne più di una copia con sé al momento del colloquio. 

Dopo di che, si può passare a studiare in dettaglio l’azienda dalla quale si è stati chiamati, in modo da comprenderne l’attività, il settore di appartenenza, l’immagine che ha a livello nazionale o locale e così via. Un segreto sta nel visitare il sito web, per esempio. Così facendo si arriverà all’intervista molto più consapevoli della realtà che si vuole abbracciare. Essendo un colloquio fatto su domanda e risposta, potrebbe essere utile provare ad esercitarsi nel rispondere al recruiter immaginando di averlo davanti a sé durante una simulazione. Si possono coinvolgere anche parenti e amici in questo senso. Infine, oltre al CV, è bene farsi trovare preparati con una lista di referenze, che descrivano il proprio passato studentesco da parte di professori o persone di riferimento per la comunità, e una serie di domande che è sempre bene porre all’intervistatore. Non avere curiosità o quesiti sul posto di lavoro vacante può essere un errore imperdonabile.

Cosa aspettarsi dal primo colloquio

Quindi, arriva il giorno tanto atteso. Ma cosa bisogna aspettarsi dal colloquio di lavoro? Nessun interrogatorio sia chiaro, non si è mai davanti ad un giudice. Le strutture dei colloqui lavorativi sono spesso abbastanza simili e coerenti tra loro. Dapprima si inizia con una presentazione generica della propria figura, tra pregi e difetti. Tanto che tra le domande tipiche che vengono poste al candidato c’è praticamente sempre: “Potresti dirci qualcosa in più di te?”. Ovviamente, quando si parla di difetti è bene non buttarsi giù, ma provare, attraverso di essi, a trovare il modo di renderli un valore aggiunto. Altro punto cardine: non perdere tempo in chiacchiere. Il tempo è denaro per il recruiter e andare al sodo è sempre la decisione corretta, apparendo decisi e preparati su quello che si voglia dire e rispondendo praticamente subito alla domanda dell’intervistatore. 

Un secondo quesito da aspettarsi è: “Perché l’azienda dovrebbe scegliere proprio lei?”: qui entra in gioco ciò che si è detto prima, ossia l’aver studiato bene l’attività in tutte le sue sfaccettature, in modo tale da poter dare un’immagine realistica del proprio inserimento nell’azienda in base ai propri punti di forza. Infine, altre ipotetiche domande potrebbero essere le seguenti: “Perché vuole questo lavoro?”, “Cosa considera più importante nel lavorare?”, “E’ una persona che sa lavorare in team e può integrarsi facilmente?”, “Dove si vede tra 10 anni?”. Tutte domande che potrebbero apparire a trabocchetto, ma che hanno un fine preciso per il recruiter: capire se il proprio sia il profilo aziendale davvero ricercato.

Self Control è la formula magica

Tutte queste domande potrebbero davvero far salire ansia e nervosismo, facendo dubitare della propria capacità di essere all’altezza del colloquio da affrontare e dell’azienda che si vuole sposare. Ma il trucco è non farsi prendere dall’ansia ma rimanere lucidi, calmi e concentrati, apparendo sicuri anche se non lo si è, curando l’autostima e i propri punti di forza, non lasciandosi mai andare a momenti di debolezza o, peggio, pianto. Ecco perché è fondamentale provare a parlare simulando la presenza del recruiter, evitando di balbettare o di pensare troppo a lungo. L’organizzazione per tempo è un altro segreto vincente, dato che non bisogna mai e poi mai presentarsi in ritardo presso l’azienda dove sostenere il colloquio. 

E’ bene, quindi, studiarsi bene il percorso, in macchina o con i mezzi, ed uscire con congruo anticipo. Infine, quando ci si presenta al colloquio è sempre bene farlo vestendosi in modo formale, magari con giacca e camicia, ma senza esagerare. Il linguaggio non verbale in questi casi è fondamentale.