L’attenzione all’ambiente non riguarda più una nicchia di persone. È cresciuta la coscienza ecologista dei cittadini italiani mentre per le aziende questo fattore diventa la chiave per ridurre i costi, aumentare profitti e occupazione.
È questa la sintesi della fotografia scattata dall’ultima indagine sull’economia circolare elaborata dagli analisti dell’istituto Ipsos per Conou. Il rapporto è stato presentato oggi, nel corso della sesta edizione dell’EcoForum sull’economia circolare dei rifiuti organizzato da Legambiente, Editoriale La Nuova Ecologia e Kyoto Club, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e della Regione Lazio, in collaborazione con Conai e Conou.
Il primo dato che la ricerca ha evidenziato è quello relativo alle preoccupazioni degli italiani: le maggiori ansie per i cittadini arrivano da economia e occupazione sia a livello nazionale (80% degli intervistati) sia a livello locale (43%). Sempre nell’ambito delle preoccupazioni degli italiani, l’altro dato emerso con evidenza dall’indagine è la differente percezione del fenomeno immigrazione tra il livello nazionale e locale. Per il quadro nazionale il tema dell’immigrazione si posiziona al terzo gradino (32%) subito dopo occupazione e welfare.
La situazione cambia nettamente se si tiene conto dei problemi più sentiti dai cittadini a livello locale: l’ambiente balza al terzo posto con il 25% mentre l’immigrazione scende all’ultimo posto nella scala delle “preoccupazioni”.
Quest’ultimo dato testimonia che i rifiuti e l’inquinamento sono percepiti come veri problemi dai cittadini a differenza della questione migranti.
I ricercatori dell’istituto, guidato da Nando Pagnoncelli, dopo aver analizzato il contesto attuale italiano, hanno provato a capire il livello di consapevolezza degli italiani riguardo ai temi ambientali e il loro grado di comprensione delle regole in materia di rifiuti.
Ed è emerso che la conoscenza e l’interesse verso il tema della sostenibilità sta aumentando in maniera esponenziale. Il 72% degli intervistati ha dichiarato, infatti, di conoscere l’argomento, un dato percentuale in costante crescita di anno in anno. Conoscenza che si traduce in una maggiore sensibilità, oltre a un cambiamento degli stili di vita. Gli italiani sono diventati più propensi ad adottare comportamenti virtuosi a partire dalla quotidianità: risparmio di carta, riutilizzo e riciclo degli oggetti di uso comune in plastica.
Questa spinta del consumatore però è inibita in parte dal fatto che spesso incontra difficoltà nel comprendere come gestire al meglio il rifiuto, dall’altra perché è difficile individuare le aziende sostenibili.
“Aumenta il numero di cittadini attenti alla sostenibilità, che chiedono ad imprese ed istituzioni di aiutarli in tal senso – ha dichiarato Andrea Alemanno, Responsabile ricerche sostenibilità IPSOS -. L’economia circolare è una risposta adeguata a questa domanda del cittadino-consumatore: oltre a far bene all’ambiente, aiuta il conto economico e la reputazione delle aziende, sottolineando la serietà dell’impegno intrapreso”.
Negli ultimi anni più del 52% delle imprese ha investito in modelli produttivi sostenibili registrando aumenti in fatturato (+58%), export (+49%) ed occupazione (41%) rispetto alle organizzazioni che invece non hanno adottato la linea green. E a far cambiare le visioni aziendali, sempre più attente al fattore sostenibilità, sono proprio i dati relativi al miglioramento dell’immagine dell’impresa verso il cliente oltre che quelli connessi a riduzione dei costi e miglior profitto.
Gli effetti benefici dell’economia circolare sulla reputazione aziendale sono palesi: il 78% delle aziende europee che ha adottato pratiche o iniziative di circular economy ha visto crescere la propria reputazione.