La feccia non è soltanto uno scarto della vinificazione che deve essere smaltito. Grazie a un brevetto dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dal deposito melmoso che si deposita sul fondo dei vasi vinari si potranno realizzare, infatti, nuove celle fotovoltaiche in grado di produrre energia. In particolare, il colorante estratto dagli scarti del processo di vinificazione è in grado di cattura la luce solare iniettando elettroni al semiconduttore, costituito da nanoparticelle di biossido di titanio poroso. L’elettrone generato può percorrere il circuito esterno, producendo corrente elettrica rinnovabile e sostenibile. Questo tipo di cella solare è una macchina molecolare che lavora nel campo delle nanotecnologie, mimando il processo di fotosintesi clorofilliana, e rappresenta un’alternativa ai sistemi tradizionali (celle al silicio) sia per vantaggio economico, sia per metodologie costruttive eco-friendly, che permettono un riciclo a basso impatto ambientale.
Il progetto, che si basa un accordo siglato con la Serena Wine 1881, importante azienda produttrice di prosecco, è partito un anno è mezzo fa, mentre il brevetto è stato presentato a maggio.
“Siamo felici di questa collaborazione con Serena Wine 1881 – ha affermato Michele Bugliesi, Rettore dell’Università Ca’ Foscari – un esempio significativo dell’impatto che la collaborazione impresa-ricerca scientifica può avere sul piano del progresso tecnologico e dell’innovazione dei processi economici e dei sistemi produttivi. La capacità brevettuale gioca un ruolo strategico per le aziende e la loro competitività, tanto più in settori chiave quale quello della sostenibilità, che oggi costituisce uno dei cardini nelle linee di sviluppo aziendale e un elemento di crescente interesse per gli investitori. Ca’ Foscari è sempre più attiva su questo fronte, con un’agenda che promuove la ricerca e il trasferimento tecnologico sostenendo ricercatori e imprese con investimenti in strutture e servizi”.
L’efficienza di questi dispositivi è notevolmente più bassa del fotovoltaico tradizionale in silicio, ma offre comunque dei vantaggi, a cominciare dai bassi costi.
“L’energia che il sole continuerà a regalarci per miliardi di anni è un’eccezionale opportunità – ha dichiarato Elisa Moretti, professoressa di Chimica dei nanomateriali presso Cà Foscari e inventrice del brevetto – La nostra ricerca è animata da grande passione, ma anche dalla consapevolezza del momento storico in cui una scoperta scientifica si concretizza: viviamo in un pianeta in affanno, stremato da un eccessivo sfruttamento”.