“Quaggiù tutti sono allegri, Guizzando di qua e di là, Invece là sulla terra Il pesce è triste assai Rinchiuso in una boccia Che brutto destino avrà” (In fondo al mar, La sirenetta)
Come ci insegna uno dei più celebri cartoni della Walt Disney, La sirenetta, il mare è un mondo sommerso pieno di meraviglie. Sotto l’acqua si intrecciano vite di specie differenti che popolano oceani del nostro pianeta ispirando da sempre migliaia di racconti, leggende e storie.
Purtroppo, a causa dell’inquinamento, della pesca eccessiva e di alcune tecniche usate dai pescherecci, come le reti da traino, sono tante le specie di animali acquatici a rischio di estinzione. Comportamenti umani scorretti e posti in essere ripetutamente possono costituire un concreto pericolo per la salute dei cari amici del mare. Nella categoria delle condotte poste in essere dall’uomo che rappresentano una reale minaccia alla vita di queste creature si colloca la “tortura del secchiello”.
Di cosa si tratta? Ogni anno i bimbi vengono coinvolti in giochi sulla spiaggia i cui protagonisti inconsapevoli sono proprio granchi, meduse, pesciolini, gamberetti, stelle marine. Secondo l’opinione dell’ENPA, l’Ente nazionale protezione animali, catturare animaletti marini nei secchielli o in retini lasciati al sole rappresenta una lenta tortura per gli stessi che, il più delle volte, li condanna a morte. Lo stesso vale per la cattura di meduse che vengono lasciate a morire sul bagnasciuga. Come ogni anno anche per l’estate 2020 l’ENPA lancia il suo appello contro la pratica della cattura delle creature marine sulle spiagge. Un gioco crudele che purtroppo molti bambini attuano in buona fede con l’assenso dei genitori, i quali si giustificano molto spesso con la tradizionale affermazione “poi li rimettiamo in mare“.
Molti non sanno che tenere quegli animali in secchiello con acqua a temperature che si innalzano velocemente, raggiungendo persino i 40°, può essere fatale anche una volta che questi vengono liberati nel proprio habitat naturale. Ebbene, tale riprovevole condotta non è rimasta inosservata al nostro legislatore, il quale pur indirettamente ha approntato una tutela degli animali attraverso la protezione di un bene particolare: il sentimento per gli stessi.
Ci piaccia o meno, il nostro ordinamento punisce infatti gli atti di violenza sugli animali, non solo su quelli domestici e più comuni come cane, gatto e coniglio, ma anche sugli animali selvatici e marini. Per questa ragione uccidere senza motivo creature marine con giochi manifestamente crudeli costituisce una fattispecie di reato come lo è per altre specie di animali. Non solo, i profili penali si aggravano se l’animale prima di morire è stato torturato con sofferenze inutili.
La norma di riferimento è l’articolo 544-ter del Codice penale che recita: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell’animale“.
A livello giurisprudenziale oltre che normativo, la Corte di Cassazione ha dimostrato forte sensibilità sul tema dell’uccisione e del maltrattamento di animali, pronunciando svariate sentenze in cui ha stabilito che “bisogna considerare reato sia le lesioni fisiche provocate all’animale sia gli altri tipi di sofferenza” come ad esempio prelevare le meduse dall’acqua – il loro ambiente naturale per vivere – e abbandonarle al loro destino sul bagnasciuga. Stesso discorso valga per la pratica della cattura in secchiello o in retini!
La succitata norma vuole apprestare dunque una tutela più incisiva agli animali, attraverso la garanzia del rispetto del sentimento di pietà. L’argomento in esame ci induce a riflettere profondamente sull’educazione che i bambini ricevono sin dalla più tenera età riguardo ad alcune tematiche quali il rispetto per l’ambiente, l’amore e l’attenzione verso tutte le sue creature.
La “tortura del secchiello” è purtroppo un gioco che i piccoli attuano con il benestare dei genitori, del tutto inconsapevoli degli effetti negativi che tale pratica produce per la salute dei malcapitati amici del mare. Essi non sanno che quel comportamento, il quale appare ai loro occhi come goliardico e divertente, arreca molte sofferenze agli animali del tutto indifesi.
I bambini devono essere educati al rispetto del mare e dei suoi figli, devono potersi svagare sulla spiaggia o in riva con giochi educativi, fare foto subacquee per esempio. E come esordisce l’ENPA nella campagna promossa contro le torture sugli animali marini (la quale può essere visualizzata al presente link https://youtu.be/DV3nB2bEPRg), “i bambini che rispettano gli animali, tutti gli animali, anche quelli che vivono nel mare, sono adulti migliori”.
Avv. Ilaria Angiolilli (Campobasso)