Il lato oscuro della soia: terre rubate e minacce alle comunità

Accaparramento di terre, sfruttamento dei lavoratori, intimidazioni contro le comunità tradizionali. E numerosi episodi di violenza. Succede nella regione brasiliana del Cerrado, all’interno dei confini dell’azienda agricola Agronegócio Estrondo che rifornisce Cargill e Bunge, i principali commercianti di soia e materie prime a livello globale. A porre l’attenzione su questi crimini contro le persone e l’ambiente è stata Greenpeace, che ha realizzato il rapporto Under Fire e tramite il quale ha rilevato che le multinazionali hanno ottenuto il permesso di deforestare un’area di 25.000 ettari nel Cerrado brasiliano, una superficie equivalente alla superficie di Genova. In questo territorio risiede la savana più ricca di biodiversità del Pianeta.

Nel maggio 2019, Greenpeace Brasile e il canale televisivo tedesco ARD Weltspiegel hanno documentato un raid armato ai danni dei geraizeiros, una comunità contadina tradizionale che vive nel Cerrado. I geraizeiros hanno riferito a Greenpeace di aver ricevuto minacce e subito violenze da parte della sicurezza privata di Estrondo.

“Nonostante Cargill e Bunge si siano impegnate da tempo a ripulire le proprie filiere, continuano ad avere legami con un’azienda responsabile di violazioni sistematiche dei diritti umani, acquistando soia che viene poi esportata nel mercato europeo. Questa soia viene acquistata da fast food, multinazionali del settore alimentare e supermercati – ha  dichiarato Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia – Non la vediamo direttamente sugli scaffali dei supermercati, ma finisce indirettamente nei nostri piatti perché viene utilizzata per alimentare animali spesso rinchiusi in allevamenti intensivi, destinati alla produzione di latte e derivati, oppure a essere macellati per produrre carne”.

Da parte del presidente Jair Bolsonaro non sembrano esserci state azioni politiche in difesa dei Popoli Indigeni. Anzi, i fatti dicono che da quando è salito al potere il primo ministro brasiliano, le violenze verso le comunità tradizionali sono aumentate. E il 7 dicembre scorso Firmino Guajajara e Raimundo Guajajara, due leader indigeni, sono stati uccisi a colpi di pistola e altre due persone sono state ferite nella terra indigena di Cana Brava, Stato di Maranhão. Secondo il Consiglio Indigenista Missionario (CIMI), tra gennaio e agosto 2019 sono state registrate 160 incursioni in 153 territori indigeni, rispetto alle 109 registrate nel 2018.

“I governi e le aziende europee non possono continuare ad importare deforestazione. L’Ue deve impegnarsi a proteggere le foreste del mondo introducendo una normativa in grado di garantire che i prodotti commerciati in Europa non siano legati a deforestazione e violazione dei diritti umani. Anche la Politica agricola comune (PAC) deve essere riformata, tagliando i sussidi pubblici destinati al sistema degli allevamenti intensivi, che dipende fortemente dalle importazioni di alimenti per animali come la soia” ha aggiunto Borghi.

Secondo Greenpeace, una risposta contro questi crimini deve arrivare dalle aziende, dalle catene di supermercati e dalle stesse multinazionali del settore, attraverso la tracciabilità e la trasparenza dei prodotti all’interno delle proprie filiere.