Il 26 aprile del 1986, presso la centrale nucleare V.I. Lenin, situata in Ucraina, che all’epoca faceva parte dell’Unione Sovietica, a 3 km da Pryp”jat’ e 18 km da Černobyl’, è avvenuto il più grave incidente nucleare in una centrale nucleare mai verificatosi prima. Città che erano popolate da molte persone e che, negli anni, hanno subito gravi problemi legati alla salute, anche nei posteri. In un articolo dell’AGI, che ripercorre gli studi svolti sul disastro Černobyl’, si legge che:
“il problema è essenzialmente legato agli effetti della radiazione, che si distinguono in due categorie: effetti deterministici ed effetti stocastici. I primi stabiliscono una correlazione diretta tra la radiazione e le conseguenti patologie, derivate queste ultime dall’assorbimento di alte dosi (almeno a partire da una certa soglia), riscontrabili fino a qualche mese dall’esposizione. Gli effetti stocastici sono quelli che si possono riscontrare nell’insorgenza di patologie tumorali fino ad alcuni anni dall’esposizione. Mutazioni genetiche possono ricadere tra gli effetti stocastici“.
Il reattore numero 4 esplose; si trattò, leggendo dalle fonti, di una liberazione di vapore surriscaldato ad altissima pressione che lanciò in aria il disco di copertura che chiudeva il cilindro contenente il nocciolo del reattore. All’esplosione del contenitore seguì un violento incendio della grafite contenuta nel nocciolo. Il grave problema, che ancora oggi persiste, riguardò la dispersione nell’atmosfera di un’enorme quantità di isotopi radioattivi contenuti all’interno. Quel giorno nubi radioattive raggiunsero anche l’Europa orientale, Scandinavia e anche l’Italia, così come altri paesi europei fino al Nord America. E’ stato il primo incidente nucleare classificato come livello 7, il massimo livello della scala INES degli incidenti nucleari.
L’UNESCAR ha dichiarato che: “fino all’anno 2005, tra i residenti della Bielorussia, la Federazione Russa e l’Ucraina, ci sono stati più di 6 000 casi di tumore alla tiroide in bambini e adolescenti che sono stati esposti al momento dell’incidente, e più casi sono da aspettarsi nei prossimi decenni. Indipendentemente dall’incremento delle misure di prevenzione e screening, molti di questi casi di tumore sono molto probabilmente da attribuirsi all’esposizione alle radiazioni“.
Negli ultimi giorni si è verificato un incendio, molto grave, ma pare che i focolai siano sotto controllo. Ciò che resta della città è ormai un cumulo di macerie dalle quali si sprigionano fumi caldi che si innalzano in quota e radiazioni invisibili.
In evidenza una vecchia edizione del TG1 del 1986.