Conflitto in Israele, anche nelle carceri Preghiera per la Pace

L’ispettorato dei cappellani della Carceri d’Italia invia una lettera ai 250 cappellani e alle suore che prestano servizio negli Istituti Penitenziari del Paese per rispondere all’invito del Cardinale Pizzaballa Patriarca latino di Gerusalemme per la giornata di digiuno e preghiera e per la pace in tutte le comunità sulla guerra in Medio Oriente.

Così, don Raffaele Grimaldi (ispettore) scrive ai suoi operatori di pastorale carceraria invitandoli ad unirsi in preghiera ricordando il grido di San Giovanni Paolo II “Mai più la guerra che distrugge la vita innocente e lascia dietro di sé uno strascico di rancori e di odi”. Dalle nostre carceri – egli scrive – la preghiera sia il segno della condivisione e della vicinanza alla sofferenza dell’altro, perché dalla conversione dell’uomo la Pace è possibile”.

“Carissime e carissimi, operatori della pastorale carceraria, accogliamo anche noi tra le sbarre delle nostre carceri, il grido di aiuto e di dolore del Patriarca di Gerusalemme dei Latini Pierbattista Car. Pizzaballa che invita tutta la Chiesa a Pregare e a digiunare il prossimo 17 di ottobre. La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, promuove e accoglie la proposta del Patriarca latino e chiede a tutta la Chiesa Italiana, di pregare e digiunare per la pace, per il prossimo 17 di Ottobre. «Dio non è un Dio di disordine, ma di pace» (1 Cor. 14,33) Anche noi, come Chiesa che vive l’azione pastorale nelle carceri, accogliamo con viva fede questo appello di speranza e di fiducia. Perciò, ci uniamo in Preghiera per gridare dalle mura dei nostri Istituti Penitenziari che dalla conversione dell’uomo la Pace è possibile.

Cari cappellani e operatori pastorali, nei vostri Istituti, rivolgete questo invito a ogni «uomo di buona volontà» non escludete nessuno. Proponete e incoraggiate questa preghiera di solidarietà per la pace perché siamo tutti figli dell’unico Padre, «e non possiamo lasciare che la morte e i suoi pungiglioni (I Cor. 15,55) siano la sola parola da udire».

Il Patriarca, infatti, ha lanciato l’appello a organizzare momenti di preghiera e di adorazione eucaristica, e «con il rosario alla Vergine Santissima, per avere semplici e sobri momenti comuni di preghiera». Dai luoghi di dolore, della prova e della sofferenza, dalle nostre carceri, la preghiera sia il segno della condivisione e della vicinanza alla sofferenza dell’altro. Seguiamo il salmo 22 (121) come un invito a chiedere pace per Gerusalemme.

«Sia pace nelle tue mura, sicurezza nei tuoi palazzi». Questa nostra preghiera, sia grido di pace di perdono e di riconciliazione, possa unire le comunità delle nostre carceri e le nostre cappellanie «per consegnare a Dio Padre la nostra sete di Pace».