Vaccini, la disinformazione corre su WhatsApp

La guida di Truffa.net per non diffondere false informazioni

Vaccini la disinformazione corre su whatsapp

Dopo le cure, ora la disinformazione sul Covid-19 riguarda i vaccini.

I fatti recenti relativi al vaccino AstraZeneca hanno fatto emergere meccanismi già noti riguardanti la diffusione di false informazioni. Ecco che la Polizia Postale ha smentito nei giorni scorsi un falso comunicato dell’Aifa, mettendo in guardia le persone dalla condivisione di messaggi non verificati tramite sistemi di messaggistica istantanea quali WhatsApp.

L’allerta infodemia non accenna a scemare, e coinvolge tutta la popolazione. Ecco perché è importante possedere gli strumenti per difendersi dalle cosiddette “fake news”, e non rendersi complici della loro distribuzione. Secondo la guida per difendersi dalle notizie false sviluppata da Truffa.net per farlo è necessario diffidare da ogni canale, compresi quelli che ci legano a parenti e amici.

Dove ci informiamo

Come ogni condizione di avversità, anche l’emergenza Covid-19 ha stimolato una particolare sete di conoscenza. Secondo il Digital News Report 2020 di Reuters questo si è tradotto in una crescente attenzione verso le fonti di informazione online e social media. Questo è accaduto anche in Italia, dove le fonti online hanno superato la televisione, anche se di poco.

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Ma quali sono le piattaforme più utilizzate per informarsi? Il primo posto spetta a Facebook, che ha la meglio con il 56% delle preferenze. Al secondo posto si trova WhatsApp, al 29%, seguito da YouTube, al 24%. Nella classifica dei canali social più usati a scopo informativo svettano anche Instagram, Facebook Messenger e Twitter. Un’influenza che sta spingendo i giganti del web a prendere posizione, reindirizzando gli utenti su fonti attendibili e verificate come le autorità sanitarie e l’Oms.

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A chi crediamo

Ed è proprio su social media e piattaforme di instant messaging che tendiamo a confrontarci con la nostra cerchia ristretta di familiari e conoscenti. Anche di loro dobbiamo diffidare, come ha dimostrato Marianna Spring, giornalista della BBC specializzata in disinformazione e social media.

La giornalista ha analizzato centinaia di storie ingannevoli circolate nei primi mesi di pandemia. Il risultato è l’identificazione di 7 tipi di persone all’origine della nascita e della diffusione delle notizie false. Tra questi, un ruolo importate lo giocano proprio parenti e amici, che alimentano false informazioni anche senza volerlo tramite chat o messaggi privati.

E se le persone più prossime sono dei potenziali diffusori di contenuti informativi falsi o fuorvianti, la giornalista analizza anche una figura che la pandemia ha reso celebre, e che ancora oggi è in primo piano sui temi legati alla pandemia. Chi non ha mai sentito parlare dei complottisti, ovvero coloro che alimentano teorie false o non verificate?

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Oltre i social media

Pensare che la responsabilità della diffusione di notizie false sia da imputare esclusivamente a piattaforme di social media e di instant messaging sarebbe però limitante. Attenzione anche ai media mainstream, che conservano una grande influenza.

Uno studio molto importante realizzato presso la Stanford University a seguito delle elezioni presidenziali americane del 2016 ha dimostrato come solo il 14% degli americani abbia fatto affidamento ai social media come fonte principale di informazione. Questa tendenza è stata confermata nel 2020 da una nuova ricerca effettuata presso il Berkman Klein Center for Internet & Society dell’Università di Harward e relativa alla campagna di disinformazione sulla validità del voto per corrispondenza messa in atto da Donald Trump.

Secondo lo studio in questo caso un posto di rilievo è stato occupato dai media di destra, utilizzati come veri e propri canali di partito. Anche i media di sinistra, tuttavia, non si sono sottratti a questa dinamica, fungendo da involontarie casse di risonanza per complesso di neutralità.