Rebecca Saccani trionfa alla XX edizione del Premio Letterario “Michele Buldrini”

Grande emozione per i vincitori e per i giurati che si sono divertiti a leggere i racconti al buio, senza alcun tipo di barriera

Si è aperta con un omaggio a Michele Buldrini la cerimonia di premiazione della XX edizione del Premio Letterario a lui intitolato che si è tenuta nel pomeriggio di ieri nella Sala della Costituzione a Campobasso.

Un racconto brioso, di spiccata vivacità che sa rendere con buon senso del ritmo e finanche del ridicolo, l’esperienza di una sordità parziale. Le difficoltà di relazione e di apprendimento dovute all’ipoacusia diagnosticata, come accade quasi sempre in questi casi, molto più tardi della sua insorgenza sono raccontate con la giusta misura di humor che non semplifica né minimizza la complessità della patologia.

Così è stato definito dalla giuria tecnica il racconto vincitore Non ti vedo…non ti sento! scritto dalla diciottenne Rebecca Saccani.

Secondo classificato Nicola Caserio con Il Viaggio, un racconto che ha colpito la giuria per la lingua precisa, il “non detto” che traspare dalle righe.

Segnalati da Guido Catalano, Teresa Ciabatti, Ivan Cotroneo, Diego De Silva, Marcello Fois e Antonio Pascale anche i racconti di Daniele Altina Ora nun c penz e di Salvatore Dudiez Se solo si potesse catturare l’odore del mare.

Con Brunella Santoli e la rassegna Ti racconto un libro ho un legame particolare: al premio Michele Buldrini associo infatti la mia prima uscita pubblica come sindaco – ha sottolineato il primo cittadino, Roberto Gravina.

Anche quest’anno sono stati tantissimi i lavori pervenuti. L’idea che ci fossero tanti giovani intenti a scrivere un racconto per il premio durante un periodo così difficile come quello della pandemia mi emoziona ancora di più – sono state le parole di Brunella Santoli, direttore artistico e organizzativo dell’Unione Lettori ItalianiIn fondo questo premio è dedicato e destinato ai giovani, una grande risorsa per la Regione.

Ciao a tutti, come state? Sono vent’anni che ci vediamo – esordisce con l’ironia che lo contraddistingue Diego de SilvaNon è affatto scontato, soprattutto oggi, che siate qui così numerosi, così desiderosi di scrivere, di leggere, di sottoporre i vostri testi all’attenzione della giuria. Comunque sia, il fatto di ritrovarsi intorno ad un’occasione letteraria, un’occasione non molto gettonata nel tempo che stiamo attraversando, fa di questa ricorrenza una bellissima anomalia in questa Italia non particolarmente felice.

Ormai, dopo vent’anni, ci sentiamo parte di questa comunità che ogni volta ci emoziona – ha detto Ivan CotroneoPuò sembrare che siamo noi a dare qualcosa ai ragazzi che partecipano al premio. In realtà veniamo qui a prendere molta energia, molta fiducia nei racconti dei ragazzi che continuano ad arrivare così numerosi.

Abbiamo un osservatorio privilegiato sul modo che i molisani hanno di raccontare se stessi – ha evidenziato Antonio PascaleDai racconti emergono due tipi di forze: la prima considera il Molise come una gabbia da cui liberarsi; l’altra invece tende a portare tutto dentro, a considerare la regione un posto molto bello, singolare, diverso da tutti. In bilico tra modernità e passato.