Il passo della storia dei popoli, da sempre, ha trascinato l’umanità a rischiare la vita per imporre la sua indomita arroganza di affermare il proprio potere.
L’ultima guerra mondiale, la Germania hitleriana, oltre ad usare il vecchio cliché di guerreggiare in contrapposti eserciti, deportò e trucidò 7 milioni di civili, in 17.000 campi di sterminio, così aggredendo, per criminali ideologie, un’umanità disarmata ed innocente, fatta di ebrei, bambini, anziani, zingari, omosessuali, prigionieri sovietici, oppositori politici, donne ed uomini, colpevoli soltanto di non appartenere alla “eletta razza ariana”.
Oggi si celebra il “Giorno della Memoria”, istituito, in Italia, con la legge 211 del 20 luglio 2000. La Repubblica italiana, infatti, riconosce il giorno 27 gennaio 1945, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, per ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico).
Nel 1948, presso le Nazioni Unite, in occasione del primo Trattato sugli eccidi dell’olocausto, il premio Nobel per la pace Elie Wiessel (uno dei pochi scampati al campo di Buchenwald) prese la parola per ricordare gli orrori di quel lager, concludendo amaramente : “E IL MONDO RIMANE IN SILENZIO”.
Soltanto il 19 ottobre 1988, al Congresso degli Stati Uniti venne promulgata una legge di appoggio al citato Trattato delle Nazioni Unite, da tempo già ratificato da oltre novanta nazioni, compresa l’Unione Sovietica.
Oggi, in nome della vantata civiltà europea, verranno ripetute le note frasi di sdegno contro l’efferato e programmato genocidio inferto al popolo ebreo, ma purtroppo dobbiamo ammettere che il mondo è rimasto sordo e che l’antisemitismo è ancora tragicamente tra noi.
Nel “Giorno della memoria” tutti gli uomini liberi dovranno imbracciare il dovere di insegnare, difendere, promuovere in concreto i tradizionali principi di civiltà, di rispetto e di umanità.