Risate a crepapelle per l’ultima serata della rappresentazione della commedia del napoletano Vincenzo Salemme “Sogni e bisogni, incubi e risvegli” in scena ieri al Teatro Savoia di Campobasso.
Prima dell’apertura si percepisce tra gli spettatori grande emozione nell’incontrare sul palcoscenico il primo attore dello spettacolo: Salemme, nei panni del “tronchetto della felicità”, organo genitale maschile, i cui abiti e la maschera ricordano quelli di Pulcinella.
Lui: attore poliedrico dal fervente spirito partenopeo, simpatico istrione, energico, folle, brillante e intelligente.
La cosa che stupisce è la straordinaria capacità di Salemme nel dominare sia palco che platea. L’intero teatro è suo, spazia da una parte all’altra come se ogni luogo gli appartenesse e, soprattutto, stupendo è il fatto che interagisca in maniera familiare con il suo pubblico che tanto gli vuol bene.
La commedia non presenta interruzioni, e anche da questo si può evincere la poco comune prodezza tecnica degli attori.
Sketch, gag, situazioni al limite del paradosso, assurdi e comici incontri all’interno di un “condominio” strampalato, battute e intrecci drammaturgici straordinari.
Non sono mancati ammiccamenti e risate improvvisate tra gli attori stessi, anch’essi esilaranti, unici, dal grande estro professionale: Nicola Acunzo, Domenico Aria, Andrea Di Maria, Sergio D’Auria, Rosa Miranda, Vincenzo Borrino e Antonio Guerriero.
Sulle battute semifinali di “osa desiderare”, con le quali il “tronchetto” ammonisce perentoriamente l’inetto Rocco Pellecchia, va a concludersi uno degli spettacoli più belli e divertenti dei nostri giorni dalle sfumature molto simili a quella di una nuova “commedia all’italiana”, ma con qualche rivoluzione interna.
Eppure, nonostante le risa scaturite dalla messa in scena, Vincenzo Salemme, ribaltandosi nei panni di Pellecchia, si ricopre di un’aura solenne e racconta al suo pubblico di quanto sia importante vivere per inseguire e perseguire con vigore le proprie aspirazioni, senza alcun tipo di timore, affinché “i nostri sogni non vengano schiacciati dai nostri bisogni”.