Si è parlato di alleanza terapeutica, espressione nota al mondo della psicologia e della psicoterapia già dai tempi della psicanalisi di Freud, all’incontro di Comunità di pratiche organizzato da Con i bambini tra tutti i progetti che si sono aggiudicati il bando Ricucire i sogni.
L’équipe di Child Care, il progetto che da tre anni a Campobasso opera in supporto ai bambini e agli adolescenti vittime di abusi e violenze, si è confrontata con gli altri professionisti partendo dal tema della presa in carico per toccare, attraverso momenti di plenaria e di gruppo, i tanti aspetti relativi ai servizi che vengono offerti sul territorio. Dallo scambio è emerso quanto sia importate saper costruire l’alleanza terapeutica con l’utenza, elemento strategico fondamentale.
Ma che cos’è l’alleanza terapeutica? In termini semplici è un patto di solidarietà fra i due fronti finalizzato al riconoscimento di un obiettivo comune da raggiungere, una “condivisione della realtà tra paziente e terapeuta nella situazione analitica”, come la definì negli anni ’50 la psichiatra americana Elisabeth Zetzel prima che lo psichiatra americano Edward Bordin, nella seconda metà del ‘900, la definisse un “reciproco accordo riguardo gli obiettivi del cambiamento e i compiti necessari per raggiungere tali obiettivi, insieme allo stabilirsi dei legami che mantengono la collaborazione tra i partecipanti al lavoro terapeutico”.
In breve e in termini semplici l’alleanza terapeutica è la collaborazione attiva fra il paziente e il suo terapeuta contro il comune nemico (il dolore) e contro quei comportamenti anche autodistruttivi del paziente. Un’alleanza, sempre secondo Bordin, caratterizzata da tre fattori: obiettivi, compiti e legami, fatti di confidenza e reciproca fiducia. Il legame affettivo che inevitabilmente viene a instaurarsi fra terapeuta e paziente rappresenta anche un punto fragile dell’alleanza e un buon terapeuta deve saperlo gestire al meglio evitando che la confidenza vizi, e quindi comprometta, la riuscita della terapia.
“Approfondire temi forti ed applicarli ai casi che ci vengono sottoposti è per tutte noi uno stimolo di crescita – ha commentato la responsabile di progetto Francesca Vitale – Durante l’incontro abbiamo potuto verificare i nostri approcci, valutare ex post le nostre scelte e rafforzare l’intesa tra i membri del nostro team. Molte le proposte emerse dai gruppi che hanno preso parte all’incontro di Comunità di pratiche, a partire da un intervento diretto di Con i bambini presso le istituzioni al fine di attivare o rafforzare le reti di relazioni che ruotano attorno ai minori. Di incontri di questo tipo ne abbiamo fatti già tre e sono stati tutti molto utili. Attendiamo con interesse il prossimo, previsto probabilmente per settembre“.