Perché adottare un codice di condotta nei servizi per minori? Un workshop per Child Care

Child Safeguarding Policy, un workshop per il team del progetto di Campobasso che si occupa di maltrattamento all'infanzia

Workshop di aggiornamento e di approfondimento per il team del Progetto Child Care di prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia e all’adolescenza, iniziativa realizzata grazie ai fondi dell’Impresa Sociale Con i Bambini (bando Ricucire i sogni). Il tema centrale dell’incontro, che per favorire la partecipazione di tutti si è tenuto in via telematica, ha riguardato l’importanza delle Child safeguarding policy, ossia i codici di condotta che un gruppo di lavoro adotta per garantire la sicurezza dei minori in custodia. In particolare le child safeguarding policy sono state definite come un impegno di responsabilità verso ogni utente di minore età con cui si ha a che fare in quanto operatori sociali.

2013: in una casa famiglia di Trapani due religiose e quattro educatori maltrattano con botte e urla una decina di minori tra gli 8 e i 14 anni. 2007: in una struttura d’accoglienza di Livorno un ragazzino di 14 anni e un bimbo di 6 vengono picchiati selvaggiamente e legati al letto dalla coppia dei gestori, lui usa anche violenza sessuale. 2002: a Lecce in un centro di accoglienza una coppia di coniugi e la loro figlia prendono bastonate, lasciano all’addiaccio, costringono a stare in ginocchio, al silenzio e al buio per ore 16 minorenni. Agosto 2010: a Treviso in casa famiglia la direttrice sottopone a pratiche vessatorie, azioni violente e disagi indescrivibili 6 bambini, tra i 6 e 13 anni.

Questi solo alcuni dei casi raccapriccianti che la cronaca ha dovuto registrare negli ultimi anni in varie zone d’Italia. Perché il maltrattamento a carico di soggetti ospiti di strutture di accoglienza è un fenomeno sempre più frequente che ha del paradossale: proprio nei luoghi deputati alla protezione dei minori avvengono episodi, spesso ripetuti negli anni, di vero abuso fisico o psicologico. E quelli raccontati sulle pagine dei giornali sono solo una parte di quanto realmente accade, perché il sommerso secondo i dati più recenti esiste e anche in larga misura.

Ecco perché è molto importante adottare misure che impostino un’organizzazione del lavoro capace di prevenire in tutti i modi possibili ogni minima devianza dei comportamenti di chi opera nel settore della tutela dell’infanzia abusata. Misure che hanno la funzione di garantire sicurezza ai minori ospiti innanzitutto, ma anche alle persone che con essi si interfacciano tutti i giorni e all’esterno.

Nel corso del workshop, il gruppo di lavoro di Child care ha presentato la policy adottata sin dai primi passi dell’avvio del progetto, considerando ruoli e compiti di ciascuno di fronte al documento. Il percorso che ha portato alla stesura della Child Safeguarding Policy è stato condotto da Elisa Vellani, psicologa esperta di Child safeguarding, referente della cooperativa romana E.D.I. Onlus che è partner del progetto Child Care; insieme alla collega Mariangela D’Ambrosio ha curato l’organizzazione dell’evento, utilizzando una modalità interattiva e dinamica che ha coinvolto attivamente la platea.

In base alle linee di indirizzo condivise, tutto il personale che gestisce un servizio così delicato deve sempre dimostrare i più alti standard di comportamento nei confronti dei minori di cui si prendono cura. Ogni operatore ha l’obbligo di segnalare i sospetti di abuso, sia esso proveniente dall’interno o dall’esterno, esistono esplicite responsabilità ai vari livelli per il sistema di segnalazione affinché il controllo sia massimo. Esistono modulistiche proprie della policy da utilizzare in caso di necessità. Tutto questo prevede formazione e orientamento adeguati. Ed è proprio in questo senso che l’azione di Child Care si sta muovendo: formarsi costantemente per garantire agli utenti un servizio limpido ed efficace.