Si celebra il 10 ottobre l’Obesity Day, la campagna nazionale di sensibilizzazione promossa dall’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (ADI). Quest’anno il messaggio è chiaro: stop allo stigma sociale del peso e dell’obesità.
“Le convenzioni sociali e le rappresentazioni mediatiche dell’obesità rafforzano stereotipi della patologia che alimentano lo stigma- dicono i promotori dell’iniziativa- È fondamentale che i media, le istituzioni, l’opinione pubblica adeguino il linguaggio e le immagini utilizzati sull’obesità e che ritraggano essa in modo corretto, trattandola per quello che è, cioè una malattia e non un problema estetico”.
L’obesità colpisce, solo in Italia, 6 milioni di persone, mentre sono 22 milioni le persone in sovrappeso, per un costo annuo stimato in 9 miliardi di euro. Secondo l’indagine Eso, le regioni meridionali presentano la prevalenza più alta di persone di 18 anni ed oltre obese (Molise 14,1%, Abruzzo 12,7% e Puglia 12,3%) ed in sovrappeso (Basilicata 39,9%, Campania 39,3% e Sicilia 38,7%) rispetto alle regioni settentrionali, che mostrano i dati più bassi di prevalenza di obesità (Lombardia 8,7% e Piemonte 8,9%) e sovrappeso (Valle d’Aosta 30,4% e Lombardia 31,9).
In una dimensione globale, invece, i dati del rapporto “The State of Food Security and Nutrition in the World 2018. Building climate resilience for food security and nutrition”, pubblicato a settembre 2018 da Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), Programma alimentare mondiale (Wfp) e Organizzazione mondiale della sanità (Oms), rivelano che nel mondo 821 milioni di persone (circa 1 su 9) soffrono la fame, mentre 672 milioni (circa 1 su 8) sono obesi.
Nel mondo, 150,8 milioni di bambini sotto i 5 anni di età (22,2%) hanno subito un arresto della crescita per denutrizione, 50,5 milioni (7,5%) sono sottopeso. Peraltro, 38,3 milioni di bambini sotto i 5 anni di età (5,6%) sono in sovrappeso. Inoltre è bassa (40,7%) la percentuale di bambini sotto i 6 mesi con allattamento esclusivo al seno e alta (32,8%) quella di donne in età fertile con anemia. L’obesità è una malattia dei paesi cosiddetti sviluppati, con delle importanti conseguenze sociali.
Il presidente della Fondazione, Adi Giuseppe Fatati, ha dichiarato che “l’obesità è una condizione complessa che deriva dall’interazione di fattori genetici, psicologici e ambientali. Da qui la volontà di unirsi in maniera decisa al monito lanciato dalla campagna mondiale del World Obesity Day che dice stop allo stigma del peso, alla colpevolizzazione, al bullismo e alle discriminazioni sociali”.
Per contrastare le discriminazioni, sono scesi in campo 10 tra società scientifiche e associazioni di pazienti sottoscrivendo il Manifesto dell’Italian Obesity Network per tracciare una ‘road map’ di intervento. Il Manifesto individua 4 azioni urgenti per contrastare lo stigma: abbandonare l’uso di immagini negative e linguaggi inappropriati; combattere le discriminazioni sui luoghi di lavoro e il bullismo nelle scuole; attuare politiche governative a favore di un migliore accesso a cibo nutriente riducendo la commercializzazione di opzioni meno sane; instaurare una relazione positiva tra medico e paziente.