A quarant’anni dall’entrata in vigore della legge sui consultori familiari, il giornale L’Espresso ha realizzato un servizio sullo stato dell’arte di queste strutture, importanti ma ancora poco incisive nell’assolvimento delle funzioni per le quali sono state create appunto quarant’anni addietro. I problemi che ne limitano l’operato sono diversi: la carenza di risorse economiche, la scarsa presenza sul territorio, la mancanza di personale sanitario (ginecologi su tutti), le aperture sporadiche, ma anche la presenza di molti centri privati e di impronta cattolica che in qualche modo incide sulla missione “laica” per la quale i consultori pubblici sono venuti al mondo. L’articolo si apre riportando una telefonata al consultorio di Larino, durante la quale l’operatore della struttura rimanda l’utente, che si era rivolto al consultorio per un aborto, all’ospedale di Termoli. L’esempio di Larino è uno tra i tanti, poiché accade molto spesso, e in tutta Itala, che le utenti vengano dirottate verso gli ospedali o i pronto soccorso in caso di piccole emergenze che sulla carta potrebbero essere affrontate presso gli stessi consultori. Anche per fare un’ecografia si va direttamente in ospedale, intasando così i reparti di ginecologia. Spesso accade perché presso i consultori non c’è personale e mancano anche le attrezzature, anzi spesso sui territori mancano proprio le strutture. Secondo la legge in Italia dovrebbe esserci un consultorio ogni 20000 abitanti. Attualmente ne mancano mille. Il Molise è una delle regioni in cui questo deficit è più evidente. Sarebbero ben nove le strutture mancanti, con notevoli ripercussioni sulla possibilità di garantire un servizio importante a tante donne e tante famiglie in difficoltà o semplicemente bisognose di un consulto. Le difficoltà che i consultori ad oggi hanno ad operare efficacemente sui territori producono come conseguenza una maggiore disinformazione rispetto ai diritti delle donne in materia di assistenza sanitaria e di prestazioni gratuite di cui potrebbero fruire. L’articolo de L’Espresso traccia un quadro molto esaustivo della situazione dei consultori in Italia, richiamando l’attenzione sulla distanza che attualmente intercorre tra bisogni e realtà.