Sono molti i ragazzi o i bambini che non possono crescere sereni perché la loro famiglia vive situazioni di difficoltà. Le ragioni possono essere diverse; se un tempo la causa dei malesseri familiari risiedeva nelle scarse o nulle risorse economiche oggi non è più così: a mettere a repentaglio la salute mentale e fisica di un bambino sono spesso altri problemi come droghe, carcere di un genitore, problemi psichici, conflittualità interne e, nei casi più sfortunati, violenza di genere.
I fenomeni non sono quasi mai presenti in maniera singola, ma se ne associano diversi perché concatenati l’uno all’altro, così le famiglie in grave difficoltà vengono definite famiglie multiproblematiche. L’ambiente per i più piccoli diventa insostenibile, l’equilibrio del minore è fortemente a rischio e scattano, quando il caso emerge, i dovuti provvedimenti. Ma in che modo salvare l’equilibrio di un bambino? Se fino a qualche decennio fa la via più veloce era l’istituzionalizzazione oggi la legge (328/2000) guida gli addetti ai lavori verso forme più vicine al concetto di famiglia, mettendo al primo posto l’ affido familiare come strumento capace di restituire al minore l’ambiente più consono alla sua crescita.
Ma prendere un minore in affido (che è ben altro dall’adozione, percorso completamente diverso e staccato) non è una scelta facile, né può essere fatta a cuor leggero. E poiché i dati dicono che resta la soluzione più efficace da perseguire negli ultimi decenni sono stati elaborati percorsi di sensibilizzazione e di accompagnamento per possibili famiglie affidatarie o strutture con organizzazione di tipo familiare, le case famiglia.
Uno dei programmi ministeriali più incisivi sul tema è il Programma P.I.P.P.I. Programma di Intervento per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione promosso dal 2010 dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con numerosi enti dediti ai minori. Il progetto mira a realizzare pratiche di intervento nei confronti delle famiglie cosiddette negligenti per ridurre il rischio di maltrattamento e il conseguente allontanamento dei bambini dal nucleo familiare d’origine, aumentando la loro sicurezza e migliorando la qualità del loro sviluppo (legge 149/2001).
Un sostegno alla genitorialità vulnerabile che è stato attivato anche in Molise, dove gli ambiti territoriali sono al lavoro. Per questo progetto un importante incontro si è tenuto a Campobasso tra l’ATS Riccia-Bojano, la cooperativa Sirio e la cooperativa Isis che gestiscono il progetto Pippi rivolto ai minori in difficoltà, insieme a vari enti e associazioni che a vario titolo si occupano di tutela e assistenza dei minori sul territorio: Amfa (Associazione molisana famiglie affidatarie), Molisesorriso, Liberaluna, Aladino che ha realizzato la casa di Limosano (CB) Il piccolo principe, parrocchia di San Pietro Campobasso, Consultorio diocesano.
Obiettivo del percorso iniziato è stipulare e firmare un protocollo di intesa per sensibilizzare la popolazione e creare una lista di famiglie di appoggio o affidatarie cui poter fare riferimento per quei minori che si trovano in realtà multiproblematiche. Proprio per favorire un’adeguata conoscenza del preziosissimo strumento dell’affido familiare e per sensibilizzare i cittadini sull’argomento sono in programma una serie di incontri nei vari centri dell’ambito.
Passo dopo passo bambini e adolescenti sfortunati possono ritrovare serenità e con essi le loro famiglie.