“Negli ultimi 3 anni ho costruito 2 siti web, sono web master e in questo lavoro ho gettato tutta la mia passione, dimenticando la schizofrenia che ha deciso di abitare in me”. Samuel è dolcissimo nell’esprimere tutta la sua delusione. Deve stare a casa, lui, che operando nella cooperativa Il Mosaico di Termoli ha realizzato siti web, attivato i servizi di pagamento online, ha realizzato progetti grafici, ha ottimizzato motori di ricerca, ha inserito più di 600 prodotti sul sito. Insomma, si è realizzato e con i suoi compagni di viaggio ha costruito grandi cose. “Vorrei invitare i politici a venire da noi: non guardateci a distanza, ma venite a rendervi conto dei miracoli che il nostro centro ha fatto su di noi. Questo lavoro mi serve…”.
E come lui sono disorientati tutti gli utenti dei centri socio lavorativi realizzati dalla rete della salute mentale in Molise: a Campobasso operava il Laboratorio aperto, a Isernia Il Triangolo. Manca il finanziamento e devono stare a casa, a convivere con malattie che si domano anche e soprattutto con la socializzazione, con l’impegno in prima persona, con la presa in carico di responsabilità. Tutte condizioni attivate dalle cooperative di tipo B nate grazie alla borse lavoro istituite dalla regione con unanime delibera nel 2002. Da allora un centinaio di persone fortemente a rischio, spesso destinate altrimenti al reparto ospedaliero di psichiatria, hanno trovato la loro realizzazione e spesso hanno dimenticato la loro subdola malattia mentale.
Dal 2009, quando la Regione ha stabilito le quote del sociale e del sanitario, i rinnovi sono stati temporanei, con riduzione di fondi in corso d’opera e ripetute rassicurazioni da parte della Regione. Fino a dicembre 2014, quando è scaduta l’ultima proroga.
Ora non si riesce più ad erogare il servizio, hanno sottolineato le associazioni dei familiari, nonostante i numerosi solleciti. La Regione non ha chiuso la porta, ma ha preso tempo, un tempo che per i malati è deleterio: l’interruzione dei trattamenti ha determinato regressioni negli utenti e alcuni di essi sono finiti in ospedale, nel reparto di psichiatria, dove, oltretutto, i costi pro-capite per l’azienda sanitaria sono nettamente superiori a quelli per i centri socio-lavorativi.
In ballo ci sono 400mila euro per mettere a sistema un servizio indispensabile per la gestione del disagio mentale sul territorio e per recuperare, lo chiedono con determinazione ma senza polemica le famiglie, quello che per il Molise era un fiore all’occhiello.