Sono passati oltre trenta anni da quell’incredibile giornata in cui il Campobasso battè la Juventus nell’inaugurazione del suo nuovo impianto sportivo di Selvapiana. Era il 13 febbraio 1985, una data e un evento che tutti ricordano. Non tutti sanno, invece, che lo stadio di Selvapiana, chiamato anche Nuovo Romagnoli in quanto il vecchio stadio, quello sì, ufficialmente fu intitolato a Giovanni Romagnoli, aviatore Medaglia d’oro al valor militare, ha un gemello quasi identico. Si tratta del Ciro Vigorito di Benevento, una volta Santa Colomba, costruito nel 1979 dall’impresa edile di Costantino Rozzi, ex presidente dell’Ascoli degli anni d’oro. Allo stesso imprenditore marchigiano, qualche anno dopo, furono affidati i lavori anche nel capoluogo molisano da parte del presidente rossoblu Tonino Molinari capace di compiere un autentico miracolo: unire nell’idea-stadio non solo il Comune di Campobasso ma l’intera regione e realizzare, in poco più di un anno, un’opera pubblica che in altre situazioni sarebbe costata un’ira di Dio e avrebbe necessitato di almeno un lustro per vedersi completata. Molinari si fece affidare dal Comune, come società sportiva, la concessione dei lavori che, come già accennato, furono poi eseguiti dall’impresa di Rozzi riprendendo quasi completamente il progetto utilizzato per lo stadio beneventano con solo alcune migliorie. Il nuovo tempio del Campobasso calcio, fortemente voluto da Molinari, fu portato termine nel 1985, appena in tempo per ospitare la gara di andata degli ottavi di finale di Coppa Italia contro la Juventus di Platini e Trapattoni.
Quest’ultimo, tra l’altro, è tornato una seconda volta a Selavapiana il 3 giugno 2003, in qualità di commissario tecnico della nazionale, in occasione dell’amichevole Italia – Irlanda del Nord, organizzata per reperire fondi dopo il terremoto del 2002 e terminata con la vittoria degli azzurri per due reti a zero.