Ogni anno circa 600 milioni di persone si ammalano e 420 mila muoiono dopo aver mangiato cibo contaminato da batteri, virus, parassiti o sostanze chimiche. E sono 125.000 i bambini che perdono la vita a causa di malattie di origine alimentare.
Sono questi i dati principali presentati il 7 giugno dalla Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) e dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) in occasione della prima Giornata mondiale della salubrità alimentare.
“La salubrità alimentare riguarda tutti: agricoltori, fornitori agricoli, trasformatori, trasportatori, commercianti e consumatori – ha dichiarato il Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva – Non ci può essere sicurezza alimentare, senza salubrità alimentare”.
Il cibo non sicuro ostacola lo sviluppo in molte economie a basso e medio reddito, che secondo stime recenti perdono circa 95 miliardi di dollari in produttività in seguito a malattie, disabilità e morte prematura dei lavoratori. Per aiutare i Paesi a prevenire, gestire e reagire ai rischi lungo la filiera alimentare, che comprende gli alimenti prodotti localmente e quelli importati, la Fao e l’Oms hanno unito le forze, collaborando con produttori e rivenditori di alimenti, autorità di regolamentazione e interlocutori della società civile.
Le due agenzie dell’Onu hanno elaborato anche una nuova guida in cinque punti per dimostrare come tutti siano coinvolti nel processo di garantire cibo non contaminato:
- Accertati che sia sicuro. I governi devono garantire cibi sicuri e nutrienti per tutti.
- Coltivalo in modo sicuro. Produttori agricoli e alimentari devono adottare metodi corretti.
- Tienilo al sicuro. Gli operatori di settore devono garantire che il cibo sia trasportato, immagazzinato, conservato e gestito in modo sicuro.
- Verifica che sia sicuro. I consumatori devono ricevere informazioni tempestive, chiare e affidabili sui rischi nutrizionali e patologici legati alle loro scelte alimentari.
- L’unione fa la salubrità. I governi, gli enti economici regionali, le organizzazioni delle Nazioni Unite, le agenzie di sviluppo, le organizzazioni commerciali, i gruppi di produttori e consumatori, gli istituti universitari e di ricerca e gli enti privati devono collaborare sulle problematiche della salubrità alimentare.