Sciopero globale per il clima, gli studenti non si fermano

Il messaggio di Greta Thunberg piace a tantissimi studenti e non solo. Lo scorso 15 marzo, in oltre duemila città  di 125 nazioni, un milione e mezzo di persone hanno preso parte allo sciopero mondiale per il clima. Ma quell’evento era soltanto l’inizio di un cambiamento. Il 19 aprile, infatti, la giovane attivista svedese è stata seguita in piazza del Popolo, a Roma, da più di 25 mila persone. E un nuovo sciopero globale è previsto per il prossimo 24 maggio.

“La marcia globale per il clima tenutasi il 15 marzo scorso è stata molto più che uno sciopero. Rappresenta il simbolo di una generazione divenuta consapevole e pronta a battersi per il proprio futuro”, si legge nel sito di Fridays for future. Ma questa volta non sono soltanto gli studenti ad essere coinvolti. “E se adesso potessimo mobilitare oltre le scuole tutti i settori dell’economia? Facciamolo con questo secondo sciopero globale! Diffondi ora la parola e centralizziamo tutti gli eventi sulla mappa del mondo”, si legge sempre sul sito. All’appello di Greta Thunberg hanno risposto anche 12.000 tra medici, giornalisti scientifici, ricercatori ed economisti di Germania, Svizzera e Austria, che hanno sottoscritto l’impegno a difendere le ragioni degli ambientalisti, in linea con gli Accordi di Parigi e i dati dell’IPCC.

“Ci unisce il desiderio di studiare la realtà, e una delle realtà che oggi purtroppo emerge è la difficoltà per gli esseri umani a rimettersi in discussione: così si spiegano gli attacchi contro di voi e le accuse ingiuste, come quella di avere sporcato una piazza che avete lasciato pulitissima o di essere pupazzi nelle mani di adulti che vi userebbero – sono accuse che servono, a chi le inventa, ad evitare di prendere coscienza della crisi climatica in cui ci troviamo”, hanno scritto gli scienziati nella lettera aperta agli studenti che scioperano per l’ambiente.

Ed hanno aggiunto: “E’ un riflesso fin troppo umano, a nessuno fa piacere sapere che il nostro pianeta rischia di diventare inospitale, con un drammatico calo delle risorse a nostra disposizione. Ma non è moralmente accettabile che si neghi pubblicamente il dato scientifico, come ci è capitato di leggere in questi giorni. Possiamo affermare con certezza che se leggete di qualcuno che nega che i cambiamenti climatici dipendano dall’uomo, oppure che nega siano un grave pericolo, non sta parlando della realtà, ma della difficoltà ad accettarla. E il vostro, il nostro compito è di aiutare a diffondere questa importante consapevolezza. Perché sul clima non esistono nemici, solo interlocutori da persuadere alla realtà”.

Una nuova coscienza ambientalista quindi si sta diffondendo. Ed  anche se la conversione ecologica del pianeta è lontana – perché i decisori politici non sanno cosa fare o non vogliono ascoltare le proposte ecologiste – con il contributo delle nuove idee che provengono dal basso, tutti noi possiamo accelerare il processo di trasformazione della nostra economia in direzione della sostenibilità. Una trasformazione che deve prendere in considerazione in primis l’importanza della lotta ai cambiamenti climatici, che implica un cambiamento dei nostri stili di vita, senza trascurare  i vantaggi dell’economia circolare.

Questo aspetto si coniuga con la necessità di avviare un’ampia revisione delle politiche energetiche, agricole e alimentari in tutto il mondo. Entrando nell’ottica di una maggiore redistribuzione delle risorse. La giustizia ambientale è legata, infatti, ineluttabilmente a quella sociale. E sono i più poveri e i più emarginati della Terra a subire maggiormente gli effetti del riscaldamento globale. Sono i disperati che ogni giorno lasciano le proprie terre per avventurarsi su barconi alla ricerca di posti in cui sopravvivere. Sono gli uomini, le donne e i bambini che si spostano nelle stesse nazioni dove assistiamo a fenomeni di razzismo. Vale a dire nell’Europa che difende ancora un modello economico che ci sta distruggendo.

Per evitare la catastrofe allora non ci resta che ascoltare le istanze che provengono dal movimento (apartitico e non violento) Friday for future. Questa volta non sembrano esserci altre soluzioni. E non abbiamo molto tempo.