Essere tecnici al tempo del Covid, quasi una missione

E' 'l'omino' che arriva di corsa a far funzionale l'indispensabile elettrodomestico: entriamo nelle case dal mattino alla sera con tutti i rischi e oltre alle macchine incontriamo persone, spesso anziane

manny-tuttofare al tempo del COVID

Di certo il nostro lavoro non è fondamentale per molti, ma di sicuro è la nostra missione. Eh sì, perché il lavoro del tecnico non è solo la nostra priorità ma la nostra passione, riuscire a risolvere i problemi ed essere diventati così con il tempo punto di riferimento per molti. Sono nati dei rapporti impensabili, ci siamo donati a vicenda sorrisi bellissimi che ci mancano moltissimo ma che cerchiamo di compensare con il sorriso degli occhi.

Siamo una categoria molto a rischio ma questo non ci ferma perché una lavatrice non è un semplice elettrodomestico, è un amico necessario per la moglie che ha in casa il marito malato, un piano cottura è il cuore della mamma che deve riscaldare il latte al bambino ed il frigorifero è lo scrigno magico delle nostre case. Così le vostre case sono anche un po’ le nostre e la signora Maria è anche un po’ la nostra mamma.

Noi però non siamo tutelati, forse nessuno lo è, ci tuteliamo ogni giorno con la nostra armatura di guanti e mascherine, entrando nelle case e riponendo fiducia nella sincerità dei clienti. Confidiamo nei brevi “interrogatori” sullo stato di salute, confidiamo nel potere degli igienizzanti, confidiamo nel distanziamento sociale, confidiamo nelle finestre aperte anche nelle giornate più fredde con la grande responsabilità di tornare dalle nostre famiglie “puliti”.

Ogni giorno è un viaggio lungo l’incognito, ogni suono al campanello è l’incrociarsi delle dita affinché tutto andrà bene, ogni negazionista che ti apre la porta facendo finta di nulla è la disavventura che spesso ci attende, ogni permanenza che dura di più del previsto però non ha mai compromesso la nostra professionalità. In questo periodo più che mai siamo diventati un po’ più psicologi, un po’ più medici, un po’ più virologi, un po’ più amici.

Soprattutto amici di persone anziane che sole in casa hanno ricevuto la nostra visita necessaria per una perdita d’acqua e non quella di un figlio, molto più importante ma forse meno necessaria in questo momento così delicato. Che strano momento questo, dove Il non vedersi è divenuto il modo per dimostrarsi amore. La fine della nostra giornata lavorativa non finisce con la fine dell’orario lavorativo, si torna a casa con pensieri e preoccupazioni, con un calderone di riflessioni legate a tutte le persone incontrate. Ed il pensiero si spinge a chi come noi vive di gente, lavora con la gente e lavora per la gente.

Di noi non si parla molto perché ci occupiamo di “macchine”, non direttamente di persone. Ma andando a lavorare sulle macchine incontriamo le persone. E inoltre mai come ora queste macchine sono importanti affinché anche una ciambella appena sfornata da un forno funzionante possa regalare un sorriso ad un’intera famiglia. Con un pizzico di presunzione e con tanto piacere allora possiamo dire che anche noi, un pochino, ci occupiamo di persone.