“Zero al Sud”, la lotta dei Comuni per avere quanto gli spetta

Quando si discute della Questione Meridionale se ne parla sempre al passato, senza partire dal fatto che essa è sempre attuale. “L’uguaglianza ha un costo miliardario e così si è imboccata la scorciatoia di piegare le regole in modo da attribuire al Sud meno diritti e meno soldi. Lo Stato invece di costruire gli asili nido o i binari dove mancano ha stabilito che, nei territori di tipo “B”, il fabbisogno è zero. Ha dimezzato la perequazione dove la Costituzione garantiva che fosse integrale“.

IMG-20191125-WA0003 (1)Due milioni i giovani tra i 15 e i 34 anni delle regioni del sud che non lavorano e non studiano. Sono oltre il 38 per cento della loro fascia d’età. Molti di più, in proporzione, che nel resto d’Italia (20 per cento) e che in Grecia (29 per cento), percepita in questi anni come l’epicentro della crisi europea. Se da una parte un’ampia porzione dei giovani meridionali appare stretta tra disoccupazione, assenza di prospettive, alienazione crescente, dall’altra si assiste al ritorno dell’emigrazione in forme massicce.

Il testo mette in luce come la strada del federalismo differenziato, con maggiori autonomie, risorse e diritti nelle Regioni ricche. Il saggio offre gli elementi per aprire un dibattito pubblico che si terrà il 28 novembre, alle ore 15,30, presso la Sala Parlamentino, in via XXIV maggio, sarà presente Marco Esposito, autore del testo Zero al Sud.