Circolo Sannitico, momenti di riflessione sulla pace con Edith Bruck

La pace non è un dono, è una conquista. Si potrebbe riassumere così la due giorni di eventi organizzata dall’Associazione Pro Crociati e Trinitari per le Rievocazioni Storiche Molisane dedicata alla Pace.

Sabato pomeriggio si è tenuto il VII Concorso di Pittura Estemporanea, giunto quest’anno alla seconda edizione internazionale. All’iniziativa hanno partecipato anche artiste russe e ucraine, dimostrando che la cultura si rivela sempre un antidoto efficace in situazioni di crisi come quella che stiamo vivendo.

Domenica pomeriggio invece la sala del Circolo Sannitico ha ospitato il convegno che ha visto protagonisti esperti del settore dialogare sul tema.

Quello della pace è un tema quanto mai attuale, che fa parte del DNA della nostra associazione che già nel 1587 si è resa testimone di una storica pacificazione – ha sottolineato Giuseppe Santoro, presidente dell’associazione pro Crociati e Trinitari – Un valore che non va riscoperto soltanto nel periodo natalizio e che oggi è ancora più importante custodire visto che a preoccuparci c’è una guerra così vicina a noi.

Siamo moralmente e geograficamente vicini all’Ucraina, ma nel mondo ci sono tante guerre di cui ci siamo dimenticati – ha evidenziato Matteo Luigi Napolitano, delegato internazionale della Santa Sede ed esperto di relazioni internazionali, intervistato da Giovanni di Tota – Per mettere fine a questo conflitto occorre innanzitutto parlare la stessa lingua: la Santa Sede si è offerta di fare da mediatore ma non è possibile convocare una conferenza di pace se per Putin non esiste uno stato di guerra. È necessario trovare uno strumento di pace al di fuori dell’ONU, della NATO e dell’Unione Europea.

All’incontro ha partecipato anche Davide Marroni del Centro Studi Molisano, che ha intervistato Loredana Costa, presidente dell’associazione Dalla Parte degli Ultimi, da anni impegnata nella promozione di valori come il rispetto delle differenze, la solidarietà, l’accoglienza e la non violenza. Si dovrebbero creare le condizioni per poter restare. Tanti sono gli immigrati che, così come i nostri figli, lasciano il Molise, ma è importante ricordare che nessuno abbandona la propria terra a cuor leggero. Andar via dovrebbe essere una scelta, spesso non lo è.

Spazio anche a Patrizia Civerra, storico volto del teatro molisano, che ha letto brani come I bambini giocano alla guerra di Bertolt Brecht e Verrà un giorno di Jorge Carrera Andrade accompagnata dal violino di Sara Petrella.

Non perdono, non dimentico ma non odio. È questa la filosofia di Edith Bruck, scrittrice, poetessa e regista di origini ungheresi sopravvissuta all’Olocausto. L’ospite d’eccezione del convegno, nonostante fosse in video collegamento da Roma, è riuscita a far commuovere tutto il pubblico presente in sala con la sua testimonianza campo di concentramento di Bergen-Belsen. A dialogare con lei Camillo Barone, giovane giornalista di origini campobassane che ha fatto delle sue conversazioni con Edith l’oggetto della sua tesi.

Non abbiamo imparato niente dai nostri errori. È assurdo vedere ancora oggi esseri umani che continuano a massacrarsi – ha detto preoccupata la Bruck – Il mio desiderio più grande è di riuscire a fare pace con il mondo. La mia paura più grande è che non cambierà nulla. Ma anche nel lager c’è stato un momento in cui sono riuscita a vedere la luce in fondo al tunnel, quando un cuoco ha voluto sapere il mio nome e mi ha regalato un pettine.