In Italia il numero delle donne iscritte all’Università è il più alto del mondo. Una rivelazione, questa, che arriva dal rapporto annuale del Global Gender Gap, che ci indica inoltre come le rappresentanti del gentil sesso che si laureano siano ben il 17,4% del totale contro un 12,7% di uomini, battuti per altro anche nella quantità di lauree con lode, 40% contro un 60% femminile. Si tratta di dati che, tuttavia, si ribaltano tristemente quando si vanno a guardare i numeri relativi all’occupazione: in questo caso infatti l’Italia si colloca al 118° posto su 140 paesi, il peggiore d’Europa quanto a occupazione femminile. Eppure, nelle aziende dove le donne hanno un ruolo di comando i fatturati aziendali crescono.
Cresce l’occupazione, ma male donne e giovani
A gennaio l’Istat registra una leggera crescita dell’occupazione in Italia, con 21.000 occupati in più rispetto ai dati del mese precedente. Un valore, questo, che risulta sottraendo ai 56.000 nuovi occupati a tempo indeterminato, i 16.000 a tempo determinato e i 19.000 autonomi che sono scomparsi dalla scena lavorativa lo scorso dicembre. Per quanto tuttavia si tratti pur sempre di un dato certamente positivo, ciò che lascia l’amaro in bocca è prendere in considerazione le cifre per genere, perché i 21.000 occupati in più derivano dall’assunzione di ben 27.000 uomini a discapito di 6.000 donne che hanno perso il lavoro, uscendo quindi dal circuito produttivo, e questo nonostante tutti i cambiamenti che sono avvenuti per quanto riguarda l’età pensionabile delle donne. Ci troviamo dunque di fronte a una situazione che pare essere discriminante a tutti gli effetti, visto che la forbice tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile è ormai arrivata al 28% e che le donne coprono appena la metà dei posti occupati dagli uomini. Si tratta inoltre di un divario che aumenta scendendo verso le regioni del Sud Italia. Eppure è un dato di fatto che quando ci sono più donne ai posti di comando, la produttività cresce.
Donne al comando: crescono i fatturati
Se però da un lato si vede questa diminuzione di donne assunte a tempo indeterminato, sembra crescere dall’altro il numero di coloro che si trovano a capo di un’azienda, anche se di appena lo 0,34% in più in un anno. Un dato che proviene dall’Osservatorio dell’imprenditorialità femminile di Unioncamere-Infocamere, e conferma una situazione pressocché stabile, che vede al comando di una realtà produttiva solo una donna contro tre uomini. Realtà produttive che, nella maggior parte dei casi, sono state anche fondate da donne, visto che esistono 1.337.000 aziende rosa regolarmente registrate in Camera di Commercio e attive in vari settori: dal turismo ai servizi, dalla sanità all’istruzione. Tutte aziende che si sono dimostrate, nei numeri, decisamente più aggressive e produttive di quelle governate dagli uomini. Sarà grazie alla maggiore attitudine alla comunicazione e al confronto, posseduta dal mondo femminile, sarà per la preparazione mediamente superiore, insieme alla capacità di aggiornarsi più velocemente ed efficacemente ed alla propensione naturale alla leadership, ma le imprese che affidano il 30% della gestione decisionale alle donne, e lo studio del “Peterson Institute for international economic’s di Washinton” lo conferma, guadagnano infatti un invidiabile 6% in più rispetto alla concorrenza.
Meno occupate ma più produttive nei ruoli di comando: possiamo quindi sperare che il trend positivo riguardo la presenza di donne in posizioni di rilievo all’interno degli asset aziendali possa continuare portando quindi a un aumento delle assunzioni femminili.