Solitudine e isolamento: 3 milioni di italiani non hanno una rete di sostegno

violenza anziani

Ritagliarsi spazi personali è un bisogno primario che può contribuire ad aumentare la produttività e a favorire relazioni sentimentali forti. Il tempo passato da soli non ha necessariamente un’accezione negativa. Quando la solitudine non è desiderata, invece, si incorre in uno stato di sofferenza emotiva che può essere rischiosa per la salute, perché possono insorgere malattie come il cancro, il diabete e la depressione.

I costi sanitari e sociali della solitudine sono alti, tanto da indurre lo scorso anno la premier Theresa May a istituire un Ministero della Solitudine. Un nuovo ministero per affrontare la triste realtà della vita moderna. Nel Paese che per molti anni ha esaltato l’individualismo, e che con Margaret Thatcher ha smantellato lo stato sociale, un report pubblicato dalle autorità sanitarie ha rivelato che 9 milioni di persone su 65.6 milioni vivono isolate e 2 milioni abitano sole.

Le principali vittime sono gli anziani: 200 mila nel Regno Unito sono quelli che trascorrono settimane senza incontrare nessuno. In questa fase della vita la solitudine può essere un fattore aggiuntivo alle patologie croniche e alla perdita parziale o totale dell’autosufficienza, ed è in grado di accelerare il processo che la letteratura psicologica definisce “fragilizzazione“. Diversi studi rivelano che gli anziani con più alti livelli di solitudine sono quasi due volte più esposti alla probabilità di morire prematuramente di quelli con una connessione sociale. Inoltre il rischio demenza aumenta del 30 per cento.

In Italia, secondo il Rapporto Istat 2018, circa 3 milioni di persone nella fascia d’età che va dai 14 anni in su dichiarano  di  non avere, al di là del proprio nucleo familiare,  amici o vicini su cui contare, e non fanno parte di associazioni di volontariato. E la quota aumenta considerando le persone che vivono da sole ed è massima tra gli anziani che superano i 75 anni. Si può affermare che alla base della solitudine vi è l’assenza di capitale umano, costituito dalle reti di socializzazione e sostegno. Il valore di questo capitale non è misurato in termini monetari, ma la sua spendibilità si esplica a diversi livelli nel supporto che le famiglie e gli individui ricevono: può contribuire al soddisfacimento di bisogni o al rafforzamento delle proprie risorse. Il sostegno può essere materiale (nelle attività della vita quotidiana o nel sostegno economico), ricreativo (per le frequentazioni e lo svago) e socio-lavorativo.

Quando parliamo di  reti di socializzazione, dobbiamo prendere in considerazione il  territorio, il quale ha la capacità di attrarre flussi di persone, promuovere o ostacolare la formazione di interventi di supporto alle persone in difficoltà, e condiziona la vivacità del mercato del lavoro. Altro elemento importante che incide sulle relazioni sociali e  sui  fenomeni di solitudine e di isolamento è la configurazione socio-demografica.

Secondo  il Rapporto, l’aumento dell’aspettativa di vita, il forte calo delle nascite, il rallentamento della componente straniera, l’aumento della instabilità coniugale e la riduzione dell’ampiezza familiare hanno profondamente modificato la dimensione e la struttura dei rapporti sociali. Il numero medio di parenti stretti si riduce soprattutto per i più anziani, perché il minor numero di figli e nipoti, dovuto al protrarsi della bassa fecondità negli anni, non è compensato dalla presenza di fratelli, sorelle e genitori, a causa dell’età. Nelle città le persone hanno maggiore possibilità allargare i propri rapporti modificando più facilmente il gruppo di amici. Mentre nelle zone rurali e nei contesti urbani di ridotta dimensione rimane forte il tipo di legame più tradizionale, fondato su rapporti fitti con i parenti più stretti. Per quanto riguarda i giovani, il 18,9 per cento dei maggiorenni non ha a disposizione alcuna rete di sostegno da attivare in caso di bisogno e questa carenza è particolarmente diffusa nei contesti socio-demografici caratteristici del Sud. È utile chiarire che gli antidoti contro la solitudine esistono. La partecipazione alla società civile, il mutuo aiuto, la collaborazione, arricchiscono, infatti, le relazioni interpersonali. E accrescono il benessere dei beneficiari e dei volontari.