L’Assistente alla Comunicazione, figura professionale prevista dalla legge 104/1992, è un operatore socio-educativo con funzione di mediatore e facilitatore della comunicazione, dell’apprendimento, dell’integrazione e della relazione tra lo studente con disabilità, la famiglia, la scuola, la classe ed i servizi territoriali specialistici. Pur non essendo prevista una normativa specifica, il personale impiegato all’interno di questa tipologia di servizi normalmente è in possesso dei requisiti professionali, con formazione specifica. In alcuni casi è previsto che l’operatore sia in possesso di specifiche competenze, quali la conoscenza della LIS (Lingua Italiana dei Segni) o del Braille (codice per ciechi). Si tratta di una figura tanto importante quanto sconosciuta. Ne abbiamo parlato con Maria (nome di fantasia) che lavora in Molise e che, da anni, è impegnata a facilitare la vita, la comunicazione e l’autonomia scolastica degli alunni con disabilità.
Sei Assistente alla comunicazione e interprete LIS. Parlaci del tuo mestiere.
Come Assistente alla Comunicazione intervengo prioritariamente in ambito scolastico, ma in taluni casi tale figura può anche o esclusivamente operare in ambito domiciliare. Mi occupo di instaurare una relazione educativa e supporta l’alunno col compito di accrescere e sviluppare le proprie potenzialità cognitive, relazionali e sociali attraverso l’esperienza dell’apprendimento. Infatti le disabilità sensoriali, non associate ad altri deficit, non compromettono il normale sviluppo cognitivo e il raggiungimento di qualsiasi livello di istruzione, se sostenute da un intervento rieducativo e riabilitativo adeguato. Sono interprete LIS segnante, conosco la Lingua dei Segni, quindi in poche parole, e mi occupo di tradurre le lezioni ai ragazzi sordi. Un mestiere complicato, ma sicuramente un mestiere “sociale” a tutti gli effetti. L’Assistente è una delle figure professionali che contribuisce a costruire e a realizzare gli obiettivi del P.E.I.. Tale attività si esplica anche con la partecipazione dell’Assistente alla Comunicazione agli incontri del consiglio di Classe e del G.L.H.O riguardanti lo studente seguito.
In Italia siete sempre assunti, nella maggior parte dei casi, tramite Cooperative Sociali. Come vivi questa situazione?
Questo è un grande problema. Dallo Stato non siamo riconosciuti come figura professionale, spesso nemmeno gli insegnati conoscono la nostra professione, poi ci vedono in pratica e comprendono in cosa consiste davvero il nostro lavoro e soprattutto comprendono che, in molti casi, siamo figure indispensabili. L’unico riconoscimento che abbiamo è proprio quello delle Cooperative Sociali, quindi se non fosse per le Cooperative, tanto criticate, noi non avremmo nemmeno la possibilità di lavorare.
Quali sono le difficoltà che incontri? Dove si dovrebbe migliorare?
Il mio nemico principale è il tempo. Possiedo solo otto ore per ogni utente. In una Scuola Primaria riesco a gestire il tempo, ma in una Scuola Secondaria di Secondo Grado è molto difficile. Come posso riuscire, in sole otto ore, a tradurre tante materie soprattutto quando si tratta di operare in un tecnico o in un professionale, nei quali sono presenti materie d’indirizzo complicate come meccanica, topografia, estimo, elettronica ecc? Non nascondo che, tante volte, chiedo il permesso di impiegare l’ora successiva per proseguire la mia traduzione, cercando di incastrare bene i miei tempi, poiché subito devo correre, magari, da un altro utente, in un paese diverso. Ciascun alunno tuttavia, presenta difficoltà di grado e tipo differente e gli obiettivi della programmazione didattica per l’alunno, definiti dai docenti curriculari e di sostegno con il PEI, vengono realizzati concretamente con l’attività dell’Assistente, durante il percorso di istruzione scolastica. Un altro grande problema è rappresentato da una situazione burocratica presente in Molise che riguarda la possibilità di usufruire di questa figura. In Molise, assieme al certificato di disabilità, si allega anche il Modello ISEE: in pratica è come se si desse più importanza alla situazione economica familiare e meno la disabilità. Paradossalmente sono sempre i più bisognosi, che giovano del sussidio economico previsto dalla 104/92, ad essere privati dell’Assistente alla comunicazione, poiché il loro reddito, di conseguenza, risulta più alto rispetto al reddito dei nuclei nei quali fanno parte altri soggetti BES, non certificati 104. Magari si tratta di alunni con disturbi che rientrano nella 170/2010, ma non certificati 104.
Questo è un momento complicato anche per la scuola. Quali difficoltà incontrano gli alunni disabili con la didattica a distanza senza l’ausilio del vostro supporto?
Fino ad oggi non ho ricevuto direttive dalla mia Cooperativa Sociale, quindi io non dovrei lavorare, la DAD non prevede la mia presenza. Ma, per amore verso il mio mestiere, sto svolgendo un’attività volontaria di traduzione delle lezioni, soprattutto per il ragazzo disabile della secondaria di secondo grado, ovviamente il Dirigente Scolastico è stato avvisato. Il Docente di sostegno, con la piattaforma dedicata alla DAD, invia il materiale al suo alunno e io in seguito, mi sento tramite Whatsapp con il ragazzo, attraverso video lezioni, traduco il materiale. E’ un modo per evitare che il ragazzo rimanga indietro e prosegua i suoi studi in tutta la tranquillità possibile, soprattutto in un momento storico di particolare delicatezza come questo che stiamo vivendo. Non è un peso, tendere la mano verso chi ne ha bisogno, nei limiti del possibile, è necessario per il benessere e la formazione di chi si trova in difficoltà.