Unione Italiana Ciechi e degli Ipovedenti (UICI): Marco Condidorio lascia la presidenza regionale dopo 15 anni. Il neoconsiglio, insediatosi martedì scorso, gli ha consegnato il titolo di presidente onorario ed ha nominato Giovanni Fiacchino nuovo vertice regionale. L’UICI, che sul territorio promuove azioni volte a facilitare l’inserimento dei non vedenti a tutti i livelli nella società, in Molise ha due sezioni provinciali guidate a Campobasso da Gaetano Accardo e a Isernia da Marilena Chiacchiari. Come da statuto tutti i presidenti sono non vedenti.
Genovese di nascita, Condidorio vive in Molise dove dal 2001 ricopre il ruolo di Presidente regionale. Di mestiere fa il professore di storia e filosofia ma tutto il tempo libero lo dedica, oltre che a moglie e figlio, alla tutela di chi è privo della vista, in parte o in toto.
Marco Condidorio perché questo avvicendamento?
Io ho esaurito i tre mandati previsti dallo statuto, che pone un limite e quindi una giusta rotazione. Ma rimango attivo nell’associazione perché ora il passaggio è al congresso nazionale. Le aspettative sono quelle di andare a coprire il ruolo di direttore generale della formazione nazionale Uici.
Come nasce la sua esperienza di referente Uici in questa piccola regione?
Quando ho preso in mano il comitato ho trovato una realtà quasi ferma, in realtà non c’era nulla di attivo a livello di associazione, se non un assorbimento di fondi che però non si trasformavano in attività. Unica realtà operativa, produttiva e molto apprezzata era il Centro del libro parlato di Campobasso.
Che ora non c’è più…
Vero. Era una grande risorsa che purtroppo a causa della riorganizzazione nazionale abbiamo perso. Eravamo di riferimento per tre regioni (Molise, Abruzzo e Marche) ma è cambiata la tipologia del servizio: dalle cassette, che si sono rivelate nel tempo dispendiose ed obsolete, si è passati al digitale. I libri sono stati riversati e attraverso il sito o con una app oggi il non vedente può accedere online, più velocemente e comodamente, al Centro unico del Libro parlato. Il progetto del Centro del Libro parlato aveva avuto così tanto successo da portare all’apertura di ben 13 sedi in tutta Italia; avevano assunto personale tecnico ed amministrativo e avevano creato un giro di volontariato notevole che permetteva anche un ottimo livello di sensibilizzazione. E il centro molisano era uno dei migliori. Quando nel 2000 da Roma hanno chiuso i rubinetti è iniziato il processo di razionalizzazione; mi sono opposto finché possibile, poi nel 2010 la chiusura è stata inesorabile.
Come si deve fare oggi quindi?
Si può scaricare l’applicazione del Libro Parlato da Appstore in maniera del tutto gratuita e si sceglie il libro desiderato.
Torniamo all’UICI…
Beh, appena arrivato ho messo in discussione dei sistemi consolidati nel tempo, ho fatto grandi lotte non senza problemi. Qualcuno mi vedeva come un pericolo, io ho cercato di tenere tutte le cose buone e di eliminare quelle negative, che ruotavano tutte sostanzialmente attorno ad un’idea sbagliata e assistenzialista della gestione delle risorse. Mancavano idee e progetti, abbiamo iniziato a metterne un po’ sul tavolo e col tempo sono cresciute nuove opportunità per gli iscritti
Quali?
Una formazione permanente rivolta a chi vive forti disabilità, l’aggiornamento per insegnanti curriculari e del sostegno di ogni ordine e grado. Abbiamo istituito due centri di formazone provinciale con rispettive sale informatiche nonché un centro regionale di formazione Irifor su Campobasso di cui sono stato appena riconfermato direttore regionale. Poi abbiamo creato due sedi di patronato Amnil che danno consulenza a soci e non solo; tutti i cittadini che lo richiedano possono ottenere servizi vari di carattere amministrativo.
Siamo stati i primi in Italia tra le sedi UICI a veder approvato un progetto di servizio civile con Garanzia giovani.
Non è noto a tutti, ma sono molte le discipline sportive che vedono impegnati attivamente i non vedenti. E’ una via vincente di opportunità?
Sicuramente. E’ una delle vie più efficaci contro l’esclusione e per la crescita personale. Il mondo dello sport ci ha dato grandi soddisfazioni sia a livello di singoli sia a livello di équipe. Abbiamo infatti istituito una società sportiva, la Olympic Paiedia Sporting, per attività sportive agonistiche e non agonistiche. E ne promuoviamo parecchie: torball, tiro con l’arco, ciclismo in tandem per non vedenti. Abbiamo messo su una squadra di torball che oggi milita in serie A; uno dei nostri giocatori, Giuseppe, è stato reclutato in nazionale. Cerchiamo ogni spunto per crescere e trovare fondi: i tandem, ad esempio, li abbiamo acquistati con un’iniziativa di Enel Cuore.
Qual è il bacino d’utenza cui fate riferimento?
I beneficiari diretti delle nostre azioni sono circa mille, tra non vedenti e ipovedenti. Poi ci sono i loro familiari, gli operatori, gli insegnanti, i volontari e tutto il mondo che ruota intorno a loro: tutti insieme arrivano a circa 5000.
E’ dura sul piano economico?
Lo è. Come in tutte le associazioni che vogliono fare. Alcune entrate sono finalizzate ai servizi che forniamo ma il sostegno pubblico non copre le esigenze di spesa per portare avanti tutte le attività. Così è sempre vivo l’eterno confronto con la classe politica…