Le Carresi di San Martino in Pensilis, Ururi e Portocannone, che la Procura della Repubblica di Larino ha sospeso per “doping” e “maltrattamenti” per quello che riguarda le edizioni 2015, sono in lotta per sopravvivere. La Carrese, è bene ricordarlo, non è una manifestazione organizzata a scopo turistico ma è la vita della comunità nel suo rapporto con la terra e con il suo passato rurale, è rappresentazione di un forte vincolo tra uomini e animali spesso non compreso.
Non solo una tradizione, ma il momento cruciale di tutta la comunità, un evento che è legato alla più importante ricorrenza religiosa del luogo, ma trascende le tipiche manifestazioni di festa paesana. La Carrese regala emozioni e racchiude in sé tutti gli elementi di tradizione rurale, come il bue, i cavalli, i cavalieri, il carro e il tratturo, tipici di un territorio storicamente agricolo come quello bassomolisano e più in generale di tutto il Meridione d’Italia. A proposito, è on line un’interessante riflessione di Domenico Lanciano sul legame che unisce la Calabria e il Molise tramite i buoi utilizzati nelle Carresi
http://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-128-buoi-calabresi-per-carresi-molisane/ .
Un particolare importante accomuna, concretamente e idealmente, Calabria e Carresi del Molise. I buoi utilizzati nelle carresi sono quelli della “razza podolica” allevata in alcune zone della Calabria, in particolare nel crotonese e nel cosentino. Il ceppo podolico è risultato il migliore per velocità e resistenza. I buoi calabresi vengono scelti dai carristi tra i più adatti e poi trattati come veri e propri atleti ingaggiati per gareggiare.
Le Carresi interessano i calabresi anche per il il fatto che la figura del bue lega tra loro, in vario modo, tutte le regioni meridionali e, in linea generale, tutta l’Italia, sia perché il culto del bue (toro, vitello etc.) è presente diffusamente nelle feste popolari e nella toponomastica e sia perché il nome stesso di “Italia” ha una quasi certa derivazione da quella “terra dei vitelli” che (oltre 3.500 anni fa) identificava, tramite l’eroe eponimo Italo, l’antichissimo territorio dell’odierna Calabria.