L’Australia si è trasformata in un inferno. Gli incendi hanno bruciato una superficie di 8,4 milioni di ettari, pari a quella dell’intera Austria. Le fiamme hanno ucciso oltre un milione animali: migliaia di koala della costa centro-nord del New South Wales, insieme ad altre specie iconiche come canguri, wallaby, petauri, cacatua, potoroo e uccelli melifagi. E mentre continua la perdite di vite umane, e migliaia di persone hanno dovuto abbandonare le loro case, c’è chi cerca di attribuire le responsabilità soltanto ai piromani – 183 persone sono state arrestate, fra le quali 40 minori- perché spaventano le tesi sui cambiamenti climatici. Eppure il 2019 è stato un annus horribilis, il quarto più caldo dal 1800. Inoltre, molti incedi che si sono verificati in Amazzonia, in Africa e in Indonesia sono stati provocati dall’uomo, e se si fa fatica a trovare delle soluzioni rapide per placare in roghi, forse si dovrebbe trovare il coraggio di prendere in considerazione il problema dell’emergenza climatica.
Per il Ceo del WWF Australia, Dermot O’Gorman: “La scienza ci stava avvertendo già da un decennio del fatto che gli effetti dei cambiamenti climatici stavano diventando sempre più gravi. Siamo davanti a incendi senza precedenti, aggravati notevolmente dal riscaldamento globale. Quando gli incendi saranno stati domati, il Wwf contribuirà a ripristinare gli habitat per i koala e altri animali selvatici attraverso il progetto ‘Verso due miliardi di alberi’ per piantare e far crescere due miliardi di alberi entro il 2030. Ciò avverrà con la messa a dimora dei primi 10.000 alberi di cui c’è urgente bisogno in habitat critici per i koala”. Anche il WWF Italia si è attivato per raccogliere fondi e supportare le popolazioni australiane contro quello che rischia di essere il più grande disastro ambientale provocato dagli incendi nell’ultimo secolo.