Stagione attesa per le sospirate ferie, per il mare e la spiaggia, per i viaggi all’aria aperta, l’estate è caratterizzata da paesaggi assolati che rispendono sotto il calore del sole. Ma è anche il periodo in cui si verificano piccoli o enormi incendi, che uccidono il paesaggio, mettono in ginocchio l’agricoltura e compromettono il naturale decorso della vegetazione.
I roghi, ormai è noto, solo in minima misura sono di origine casuale o esito di un’azione idiota come gettare una cicca di sigaretta nell’erba. Nella maggior parte dei casi ad appiccare il fuoco sono individui che lo fanno volontariamente, approfittando delle giornate particolarmente calde, soprattutto se ad aiutarli ci sono i venti cadi del Sud. I noti piromani.
Ma chi è il piromane? Quanto si sa di questa figura che viaggia tra l’ignoto e il clinicamente noto? Perché il fuoco, che rappresenta il vigore, la vitalità, la forza luminosa, diventa in alcuni soggetti lo strumento privilegiato di distruzione? Ne parliamo con uno dei nostri interlocutori, il dottor Daniele Acquasana, assistente sociale specializzato in criminologia applicata e mediazione penale minorile.
Innanzitutto in ogni epoca e in ogni cultura al fuoco si associano delle simbologie come quella del potere, del sacro e del divino – spiega Acquasana – Ma non meno forti stimoli psicologici e forti emozioni come l’odio, la rabbia, la vendetta, oppure l’eccitazione sessuale, il desiderio e la passione; in alcuni casi anche la distruttività. Il fuoco stringe forti legami anche con il crimine. Si può dire che chiunque appicchi un fuoco sia definibile un incendiario, ma per etichettarlo come piromane serve il riscontro di un movente di tipo psicopatologico.
Le numerose osservazioni effettuate sulle attività criminali degli incendiari hanno evidenziato che quanto più è organizzata la scena dell’incendio e studiata la tecnica dell’innesco del fuoco, tanto più l’autore è razionale e finalizzato da propri interessi materiali. Scene del fuoco poco organizzate o tecniche molto semplici permettono di dedurre che gli artefici sono stati mossi da spinte non razionali, bensì di tipo emotivo ed impulsivo, vale a dire di tipo psicopatologico. Un atto maldestro, commesso sotto la spinta di una forte tensione psicologica ed una forte emotività che lascia anche prove sula scena del crimine (come le impronte delle scarpe, gli strumenti utilizzati per appiccare il fuoco, l’essere visti da testimoni).
Il primo contatto tra il fuoco e il piromane è occasionale, ma è talmente intenso che gli altri a seguire sono voluti in modo ripetitivo e ricorrente generando e stabilendo così un circolo vizioso per cui più il soggetto vede il fuoco e più desidera appiccarlo, una sorta di attrazione fatale che non si ferma di fronte a nulla, neanche di fronte alla gravità del reato dell’appiccare incendi o delle conseguenze.
Il piromane rientra dunque non solo in una categoria criminale, ma anche in una categoria psichiatrica. Ma vediamo qual è il suo identikit.
La statistica emersa dagli studi lo classifica soprattutto come maschio bianco (82%), di circa 30-40 anni, single – aggiunge l’esperto – Le donne piromani sono rare, e se ci sono in genere sono motivate dalla vendetta. Il piromane è un soggetto che vive preferibilmente in campagna, ha un basso livello intellettivo, un basso profilo scolastico, spesso abusa di alcolici, ha tratti antisociali (non prova rimorso), ha manifestato una ribellione adolescenziale. Ci sono anche piromani seriali: vogliono il potere di vita o di morte, seguono uno schema mentale ben preciso, provano un piacere patologico nell’osservare l’incendio e soprattutto hanno bisogno di essere presenti mentre le fiamme divampano. Sono dei solitari e ossessivi, agiscono con ritualità, vogliono rivalse di potere, sono dei depressi, abusano spesso di alcolici e di psicofarmaci. In alcuni casi hanno o hanno avuto un padre assente o violento, problemi con l’altro sesso e modus operandi dinamico.
L’autore del rogo dunque utilizza il fuoco per offendere il mondo, che odia o nel quale non riesce a vivere bene. E nei casi in cui la piromania è più aggressiva il piromane può essere tra le persone che osserva, magari anche preoccupato di quanto sta accadendo, godendo in silenzio del suo operato.
Esattamente. E’ un individuo mosso da uno stato di forte tensione emotiva che getta attraverso questo comportamento tutto il suo disagio, le sue frustrazioni, la sua rabbia, la sua voglia di vendetta nei confronti del mondo. E lo fa, sempre dai dati a nostra disposizione, prevalentemente vicino casa, partendo dai luoghi più familiari e conosciuti. Poi allarga il raggio d’azione in luoghi più distanti, ma che comunque frequenta e conosce molto bene.