Campobasso, il fascismo come autobiografia di una regione in un incontro al Sannitico

Nella foto da sinistra: Loreto Tizzani, Fabrizio Nocera, Maria Grazia Fascitelli e Roberto Colella

A ottobre ricorre il centenario della marcia su Roma, che dette avvio alla dittatura. Il valore simbolico di questa circostanza si amplifica in me perché ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre. Fui costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il banco della scuola elementare. Oggi per uno strano destino mi trovo sul banco più prestigioso del Senato.

Con queste parole, pronunciate dalla senatrice Liliana Segre lo scorso 13 ottobre in occasione della nuova legislatura al Senato, Maria Grazia Fascitelli ha aperto il dibattito su antifascismo, fascismo e post-fascismo in Molise che si è tenuto ieri pomeriggio nella sala del Circolo Sannitico intitolata al maestro Domenico Fratianni.

Ad introdurre il dialogo è stato Roberto Colella, che ha illustrato i prodomi del fascismo in Molise. Il primo nucleo squadrista si costituì a Salcito nell’estate del 1919. Il febbraio successivo fu il turno di Larino e Guglionesi ma l’apice si raggiunse il 15 gennaio del 1921 con la nascita del fascio littorio di Campobasso.

Il giornalista e scrittore ha poi presentato un excursus storico di come Campobasso abbia subito l’influenza fascista anche dal punto di vista architettonico. Alcuni dei luoghi simbolo della città – il Banco di Napoli, il Teatro Savoia e la facciata della Cattedrale realizzata in perfetto stile neoclassico – sono stati realizzati proprio durante quegli anni.

Presenti all’incontro anche Loreto Tizzani dell’ANPI e Fabrizio Nocera, docente di storia dello stato sociale all’Università degli Studi del Molise. Voglio ringraziare il pubblico numeroso presente in sala nonostante il tema che è purtroppo ancora molto attuale. Non bisogna dimenticare che Hitler e Mussolini sono saliti al potere e soltanto dopo – quando è stato introdotto il divieto di riunirsi, i partiti sono stati dismessi, i giornali hanno smesso di esistere – hanno trasformato il loro governo in una dittatura.

Nel suo libro Le bande partigiane lungo la linea Gustav. Abruzzo e Molise nelle carte del Ricompart, frutto di numerose ricerche archivistiche, Nocera si è concentrato sul fenomeno dell’antifascismo. Oltre 350 partigiani molisani hanno combattuto fuori dai confini regionali ma la storia sembra averli dimenticati. Per di più – ha continuato Nocera – il fenomeno della resistenza viene preso in considerazione soltanto al di sopra della linea Gustav. Il Sud si limita a comparire con episodi sporadici, come le quattro giornate di Napoli.