“L’amore supera ogni barriera“. Marya Durni non esita a ricordarlo a se stessa e a chi le chiede il motto del suo life syle.
Donna, moglie e mamma bis di due meravigliose bambine, Marya non perde mai il gusto di dare spazio al quel lato di ragazzina che è in lei. Nonostante la SMA (atrofia muscolare spinale) che la costringe su una sedia a rotelle. Per lei la SMA è solo una condizione e non una definizione. Una condizione che vive come circostanza in cui è ciò che è. E anche di più, perchè Marya è anche scrittrice, influencer e blogger super seguita su Instagram e Youtube!
La MSA ti ha calata nel mondo della disabilità. In che modo condiziona la tua giornata, che a quanto pare è carica di impegni ed attività?
La mia giornata è sempre più veloce di quanto vorrrei, per fare quello che desidero e programmo. Ma la colpa non è della carrozzina: per acchiappare tutti i sogni non basterebbe nemmeno la velocità di un Carl Lewis! Ma si fa quel che si può: e io chiedo sempre a me stessa il massimo. Al primo posto chiaramente ci sono gli affetti con le relative responsabilità, poi gli impegni nella comunicazione. Sui miei social parlo di normalità non ordinaria che credo possa dare segni di speranza a tutti: i limiti ci mettono alla prova ma ci fanno capire che riusciamo a superarli anche quando sembrano insormontabili.
Hai scritto “Una gravidanza speciale. Storia di una magica attesa”. Speciale perché?
Ogni gravidanza è speciale per una mamma. Ho scritto per condividere una storia, la mia, che ritenevo potesse essere di aiuto. Soprattutto in un momento come questo in cui si guarda con preoccupazione al futuro. Il mio invito è sempre quello di buttare il cuore oltre l’ostacolo.
Qual è stato il momento più difficile della tua vita?
Quando la vita mi ha fatto sentire impotente su alcune situazioni non rivolte alla mia persona. Tutti abbiamo dentro una riserva di forza che emerge quando la vita ci mette alla prova.
Hai ragione. E dalle difficoltà si esce sempre più forti. Cos’è il metodo della positività?
Grazie per questa domanda, che mi permette di ribadire una riflessione importante: la vita ha una positività ultima e tutto ciò che ci accade va letto alla luce di questa. Il metodo della positività non è un illusorio e sdolcinato ottimismo; è vedere tutto come un’opportunità concessa al nostro protagonismo.
Sei portavoce di una sfida sociale che ancora oggi incontra molti ostacoli e pregiudizi per le persone diversamente abili. Cosa ne pensi?
La principale difficoltà, credo, è che la disabilità di uno ricorda la limitatezza di tutti. La fatica, il dolore, il costruire in circostanze non facili sono prospettive che tutti vogliono allontanare. Durante questa pandemia ci siamo resi conto che in realtà abbiamo bisogno gli uni degli altri. Fin quando ci saranno etichette l’uguaglianza non sarà mai tale. Io cerco di rispondere con la positività di una vita accolta come possibilità di gioia a tutti i pregiudizi. Noi non siamo dei “poverini” da compatire, ma persone che hanno da dire e da dare il loro contributo. Lo spazio non viene mai concesso: bisogna conquistarlo. Per dare spazio alle nostre sfide e problematicità io mi metto in gioco nel comunicare e raccontare.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho degli obiettivi. Non amo progettare ma lascio il posto alle sorprese!