Mi chiamo Sibilla è il titolo del saggio breve dedicato da Gioconda Marinelli alla Aleramo (1876- 1960), scrittrice e poetessa che segnò con la sua presenza un percorso letterario sempre ancorato alla questione femminile e al senso libero dell’esistenza, inseguito per tutta la vita. Questo testo critico si inserisce nel filone narrativo/tematico della Marinelli, che ha scritto varie opere improntate alla situazione della donna nella società contemporanea come il volume Quale amore, romanzo e racconto di vicende crude e reali riferite alla violenza di genere.
Un interesse continuo nei confronti del mondo femminile la Marinelli lo esplicita anche nelle varie biografie di artiste che ha pubblicato: Luisa Conte, Tina Pica, Katia Ricciarelli, Mirna Doris, Miranda Martino, Sandra Milo, Anna Campori e nel saggio su Maria Orsini Natale. Una disposizione interiore attenta e intensa che porta Gioconda Marinelli a indagare nel profondo la realtà per trovarne possibili sintonie letterarie e umane come fa in questo saggio in cui esprime una sua adesione partecipata al mondo narrativo e poetico di Sibilla Aleramo che fortemente ha affermato la sua necessità di esprimersi a pieno come intellettuale e come donna.
La Marinelli coglie nella Aleramo una incessante fame di vita come pure una ineliminabile necessità di essere amata e di amare, sono come segni indelebili sulla pelle che porterà come ferite sempre aperte da una vita complessa e difficile in cui aveva vissuto la violenza fisica e spirituale e quindi la necessaria fuga di salvezza trovata poi soprattutto nella scrittura incessante di romanzi, quale quello più noto ed autobiografico Una donna, e di sillogi come Selva d’amore con la quale vinse il Premio Viareggio nel 1948. Un intreccio di vita, luoghi, letteratura, incontri viene delineato con forza ne Un viaggio chiamato amore da cui è stato tratto l’omonimo film di Placido, film che ricostruisce l’intricata e dolorosa storia con il poeta Dino Campana.
In versi dedicati a Sibilla, Campana stesso chiama viaggio la loro storia d’amore. Nella vita della Aleramo il viaggio sarà sempre presente come ricerca di luoghi e quindi di incontri con letterati del tempo con i quali poi stabiliva rapporti epistolari e di conoscenza. Così per i francesi era la poétesse italienne, e in Francia aveva conosciuto anche Apollinaire, August Rodin, Colette, Anatole France mentre a Roma incontrava Pavese, Visconti, Moravia, Elsa Morante, Corrado Alvaro, la Ginzburg. Sibilla era la donna indipendente e controcorrente spesso scomoda, fiera di affermare la sua personale libertà che aveva conquistato in un periodo storico in cui le donne vivevano vite faticose e senza valore assoggettate a mariti e a credenze sociali che le relegavano in casa come madri e mogli. Il saggio della Marinelli oltre a tracciare la storia umana e letteraria della Aleramo si pone come scrittura di riflessione e di consapevolezza sul difficile cammino dell’emancipazione femminile nei tempi di Sibilla ma con pensieri rivolti anche al tempo attuale che vede ancora molte donne sopraffate da violenze e prevaricazioni.
Di Una donna, il romanzo più noto della Aleramo che la fece conoscere in Italia e in Europa, la Marinelli scrive “romanzo emblematico e rappresentativo del mondo femminile, un forte messaggio per un futuro diverso, finalmente libero, pagine che sarebbero diventate uno dei primi libri femministi d’Italia, mentre lei acquisiva sempre più consapevolezza di sé e dei suoi diritti“. Il libro, edito dalla Giovane Holden di Viareggio, si avvale anche della puntuale ed acuta postfazione di Esther Basile e della interessante copertina di Paola Patriarca.