Archeologia molisana: tra siti romani e sanniti e archeologi di fama internazionale

pietrabbondante

Il bacino del mediterraneo è ricco di storia e ha ospitato alcune delle civiltà più importanti del periodo antico. Tra rovine romane, greche o perfino di epoche precedenti, è facile perdersi tra i suoi siti archeologici e restare a bocca aperta. Anche il Molise, sebbene forse meno conosciuto, serba tra le sue terre resti di antiche civiltà e, come riportato in un articolo pubblicato dall’Ansa, riconosce il valore di questi ritrovamenti tanto da aver appena stanziato quattro milioni di euro che saranno devoluti alla valorizzazione dei siti archeologici già scoperti e al finanziamento di nuovi studi e scavi. La grande tradizione archeologica molisana ha però superato i confini della regine grazie agli studi e ai lavori di archeologi locali, come Michele Raddi, che sono oggi riconosciuti a livello internazionale e i cui studi coinvolgono Paesi come il Regno Unito e l’Indonesia.

I siti archeologici del Molise

Certo, se si pensa a siti archeologici di Italia e Europa i primi a venire in mente sono quelli romani o greci, talmente celebri da essere entrati anche nella cultura popolare. Tra questi si annoverano edifici come il Colosseo, protagonista nel suo antico splendore del film Il Gladiatore distribuito in Italia da Universal Pictures o il Pantheon, una delle tante tappe dello studioso Robert Langdon nel romanzo Angeli e Demoni di Dan Brown acquistabile su IBS.
Corrispettivi greci di questi edifici sono senza dubbio il Partenone, che sorge nell’Acropoli di Atene, e i tanti templi disseminati per tutta la Grecia e il sud Italia tanto celebri da campeggiare nello sfondo della slot machine Ancient Fortunes: Zeus del casinò online Betway Casinò, ambientata infatti tra gli dei dell’Olimpo, o da essere l’ambientazione dei romanzi ambientati nell’età classica di Valerio Massimo Manfredi come Akropolis. La grande epopea di Atene edito da Mondadori. Anche il Molise vanta però i suoi siti archeologici che risalgono, oltre che all’epoca romana, alle popolazioni italiche della regione come i sanniti e frentani, come illustrato nella guida Musei e siti archeologici di Abruzzo e Molise edito da Carsa Edizioni e nelle pubblicazioni della rivista online e cartacea ArcheoMolise.

Tra questi spicca il celebre Santuario di Pietrabbondante, il più grande complesso sacro sannita esistente. I resti risalgono almeno al IV secolo a.C. e furono scoperti a partire dal XIX secolo grazie a scavi indetti dai Borboni. All’interno del sito dal martedì alla domenica si possono ammirare diversi tempi, un teatro e una domus publica. A Sepino sono invece visitabili i resti della città romana di Saepinum, sviluppatasi a partire dal II secolo a.C. su un precedente insediamento sannita. L’area è ad accesso libero e gratuito e al suo interno sorgono due mausolei e i resti del foro e di un teatro dalla capienza di 3.000 posti. Il sito di Larino vide invece avvicendarsi popolazioni a partire dal neolitico tra cui spiccano i frentani, diventati presto alleati di Roma e poi romanizzatisi. Nell’area è dunque possibile visitare gratuitamente l’anfiteatro, le antiche terme e i resti del foro.

Gli archeologi molisani nel mondo

Se i reperti archeologici del Molise sono di estrema importanza e valore artistico e culturale, la regione è stata anche in grado di formare archeologi professionisti diventati ora famosi in tutto il mondo per i loro studio nazionali e internazionali. Medico e archeologo, Bonifacio Chiviotti nacque a Bojano nel 1810 e dedicò i suoi studi alle popolazioni di epoca romana e pre-romana dell’Italia centrale e meridionale. I suoi libri e le opere ispirate ai suoi studi come Bojano: documentazione storico-fotografica dall’VIII. sec. a.C. al XIV. sec. d.C., sebbene non più in stampa, sono ancora consultabili e acquistabili online di seconda mano su Ebay.

L’archeologo molisano oggi più famoso è però Michele Randi, che dopo aver lavorato nel natio Molise si è poi stabilito in Indonesia dove lavora come professore presso l’Udanaya University di Bali. Il grande valore dei suoi studi ha contribuito a rendere le scoperte archeologiche molisane internazionali, come nel caso delle documentazioni sui ritrovamenti ceramici degli scavi di Michele Raddi nella Valle del Volturno che sono state archiviate presso l’University of London.

Sapendo quanto è importante condividere le notizie dei ritrovamenti con gli abitanti del territorio, in modo da renderli partecipi del grande patrimonio culturale che, a volte, si cela sotto i loro piedi, come raccontato in un articolo di News della Valle, il professor Raddi ha anche indetto incontri e conferenze come quella tenutasi la scorsa estate nella nativa Colli a Volturno dal titolo L’acquedotto romano di Venafro nel territorio del comune di Colli a Volturno.
I lavori portati avanti in Indonesia sono invece valsi a Michele Raddi un articolo sul The Jakarta Post, uno dei principali quotidiani indonesiani, in cui l’archeologo ha raccontato dei suoi progetti e dei suoi studi sul ruolo che possono avere le ceneri vulcaniche nel preservare i siti archeologici. Ma Michele Raddi non è il solo molisano interessato all’Indonesia: nel 2016 accompagnato da Giuseppe Lembo dell’Università di Ferrara, anch’egli originario del Molise, Raddi si è inoltrato nelle foreste del Borneo per alla ricerca di resti dell’uomo di Java nella grotta Batu Hapu in una spedizione il cui fine è anche quello di formare ed educare gli studenti del luogo alla professione dell’archeologo.

L’eredità archeologica del Molise offre siti di estremo valore e importanza, testimonianza del passaggio di popolazioni come i sanniti, i frentani e i romani. La tradizione archeologica molisana ha prodotto anche professionisti del settore le cui abilità sono ammirate a livello internazionale a che hanno espanso la loro area di studi anche al di fuori della regione, diventando ricercatori di punta di spedizioni persino in Indonesia.