A chiudere la XX edizione di Ti racconto un libro, il laboratorio permanente sulla lettura e sulla narrazione curato dall’Unione Lettori Italiani è stato Francesco Battistini, inviato del Corriere della Sera che ha presentato al numeroso pubblico presente in sala il suo ultimo libro Fronte Ucraina. Dentro la guerra che minaccia l’Europa edito da Neri Pozza. A dialogare con lui il giornalista Filippo Massari.
Un conflitto, quello tra Russia e Ucraina, che dovevamo aspettarci, che viene da ferite aperte e antichi rancori: il crollo del muro di Berlino e la fine dell’Unione sovietica.
Un conflitto che riporta in scena uno scontro tra blocchi – Est russo e Occidente – che pensavamo di aver archiviato con la fine della Guerra fredda.
Un conflitto che ha già sconvolto la nostra vita quotidiana e che resterà impresso nei libri di storia e nella memoria di chi ne è stato testimone.
Un conflitto vicino ai nostri confini, che ci coinvolge profondamente. Eppure dall’iniziale solidarietà verso un popolo martoriato stiamo sviluppando una crescente insofferenza. Forse finiremo per odiare gli ucraini, che già reputiamo responsabili dell’aumento smisurato del costo delle bollette.
Siamo alleati dell’Ucraina ma non possiamo essere pienamente soddisfatti dei loro successi militari perché vediamo la minaccia atomica avvicinarsi sempre di più, sostiene il giornalista.
Ma come siamo arrivati ad un passo dal far esplodere la terza guerra mondiale? La risposta è da ricercare nei numerosi scontri tra Russia e Ucraina che si sono verificati dalla fine degli anni Novanta ad oggi. Dalla Rivoluzione sul Granito alla Rivoluzione arancione del 2004 – il primo tentativo, nato da una spinta popolare molto forte, da parte dell’Ucraina di guardare all’Europa – fino ad arrivare al 2014 quando l’annessione della Crimea alla Russia scatenò la rivoluzione di Maidan la miccia non si è mai spenta.
È una guerra di trincea, paragonabile a quella di Sarajevo ma allo stesso tempo è diversa da tutte le altre perché si sviluppa su un territorio troppo esteso – spiega Battistini, che è stato testimone di una dozzina di conflitti, dall’Afghanistan all’Iraq – Per di più l’effetto devastante dei social, la campagna di disinformazione, le notizie che viaggiano veloci hanno reso ancora più difficile fare questo lavoro. Nonostante la tecnologia più volte mi sono ritrovato nella condizione di non poter andare avanti. Non avevo un soldo in tasca, non riuscivo a comunicare in maniera adeguata con il giornale perché il cellulare si scaricava ogni quattro ore e quelle poche volte che ci sono riuscito avevano difficoltà a farmi avere anche solo un giubbino. La verità è che siamo arrivati impreparati a questa guerra – continua Battistini – Quando gli americani dissero di lì a poco sarebbe cominciata l’invasione in pochi ci hanno creduto.
Quando ero a Kiev – anzi no, a Kiiv – ho constatato con i miei occhi l’inadeguatezza di questa operazione militare speciale come è stata definita da Putin. Utilizzavano ancora le mappe e gli evidenziatori per segnare i punti critici.
Sul recente ritiro delle truppe russe da Kherson Battistini sostiene che si tratti di una ritirata strategica. Temo un’azione più pesante di Putin che punta a fare una guerra di distanza visto che ha subito la terza grande sconfitta negli ultimi otto mesi. Siamo in una fase ancora troppo calda. La crisi finirà quando entrambe le parti saranno disposte a trovare un accordo. Con un negoziato, come tutte le crisi.
Fronte Ucraina è il frutto di un lavoro fatto sul campo, non nei salotti televisivi, un reportage di adesso e di prima. Perché il giornalismo è l’arte di vedere le cose invisibili e di porre le domande giuste.