Mi hanno colpito fortemente le parole di Daria Cineraria, che ha ricevuto dalla presidente regionale dell’UICI (Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti) Marilena Chiacchiari la targa di riconoscimento per “aver aggiunto alla storia dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti umanità e competenza” e per aver rappresentato con la sua solidarietà negli ultimi 50 anni di attività, la radice sempre forte dell’associazione. Stesso riconoscimento a Giuseppe Chiarizia che commosso ha ringraziato tutti i presenti, tra cui Marco Condidorio (membro direzione nazionale UICI), i presidenti provinciali Gaetano Accardo e Enzo Iafrancesco e tutti i volontari o sostenitori.
Daria e Giuseppe, come tanti altri non vedenti di una certa età, le trasformazioni avvenute in seno alla comunità dei privi di vista e nella società le hanno toccate bene con mano. E non riescono certo a dimenticare le difficoltà che la gente faceva, ai tempi della loro infanzia, a considerarli dei ragazzini come altri. Dalle parole di Daria si capisce che troppo pesante era la diversità che le toccava vivere agli occhi altrui. E ad essere sinceri non bisogna avere chissà quanti anni per osservare quanto e come la visione della persona non vedente negli ultimi decenni sia stata rivoltata come un calzino.
Come altri disabili i ciechi un tempo, per dirla senza mezze misure, facevano compassione, soprattutto se ad essere colpiti da una patologia invalidante erano i bambini. Ma per fortuna, o per merito di tanti non vedenti che hanno saputo uscire dallo stereotipo, l’epoca del ‘poverino’ oggi è stata sostituita da quella dell’ostacolo superabile, fatta di ricerca di strumenti e di tecniche capaci di ridurre al minimo il limite imposto dalla sorte.
In un percorso di generale crescita umana e sociale al senso della vista si sono sostituiti egregiamente gli altri quattro sensi, permettendo a tantissime persone prive della vista di lavorare, fare sport, crescere personalmente e professionalmente come tutti e forse anche di più. Le agenzie educative hanno saputo dare spazio alle esigenze provenienti da tanti scolari che hanno così sviluppato capacità e potenzialità alternative. Il pubblico ed il privato, spinti da azioni di sensibilizzazione, hanno iniziato a dare sempre più spesso risposte concrete alle richieste della categoria: non a caso nella cerimonia molisana un caloroso riconoscimento è stato consegnato anche all’assessore regionale Roberto Di Baggio per il sostegno dimostrato.
E in questo cammino di uscita dal buio l’UICI è stata determinante: le associazioni se operano correttamente fanno da pungolo, propongono, sensibilizzano e mai la loro attività dovrà cessare affinché si mantengano i livelli raggiunti e si continui un percorso di emancipazione ed autonomia, che permette a tutti di assaporare la vita in ogni sua essenza.
Complimenti, dunque, ai tanti, vedenti o non vedenti, che in questo secolo si sono adoperati ad ogni livello nell’associazione o vicino ad essa. E mille di questi giorni all’UICI Molise per i suoi 99 anni di attività. Il rito della torta, progettata come sempre nei minimi dettagli dalla vulcanica presidente Marilena Chiacchiari, ha dato il via all’anno del secolo.
Un cammino verso la festa del centesimo compleanno che sarà ricco di manifestazioni volte a sottolineare le conquiste ma anche a mettere le basi di nuovi orizzonti carichi di luce.