La treccia di Santa Croce di Magliano paladina della molisanità con Cannavacciuolo

treccia s.croce

Ha impressionato anche uno chef del calibro di Antonino Cannavacciuolo la famosa treccia di scamorza dell’Azienda Paladino di Santa Croce di Magliano balzata alla ribalta nazionale in seguito alla tappa molisana del programma “O Mare Mio” in onda sul canale Nove. Un prodotto tipico che unisce all’altissima qualità delle materie prime una laboriosa manualità, retaggio di una tradizione che affonda le radici in un passato molto lontano, ma che si proietta anche nel futuro grazie alla volontà e alla passione che la famiglia Paladino profonde nella produzione di questo prodotto di eccellenza.

Dopo il successo e i tanti apprezzamenti ricevuti per la partecipazione al programma, Maria Antonietta Paladino ci ha raccontato un po’ come questa grande avventura ha preso piede e quali sono state le sensazioni provate nello stare accanto ad una star della tv nonché grandissimo chef Antonino Cannavacciuolo.

“Sono stata contattata dalla redazione di “O Mare Mio” ad aprile e nel corso di quella telefonata mi hanno riferito che avevano ricevuto una segnalazione circa la mia azienda e il nostro prodotto top: la treccia. Lì per lì ho pensato ad uno scherzo: Cannavacciuolo nella mia azienda? Ma dai! E invece era tutto vero!”, inizia così il suo racconto Maria Antonietta che ha vissuto questa esperienza mediatica con grande entusiasmo e coinvolgimento, cogliendo al volo l’opportunità di dare al suo lavoro una visibilità nazionale e al contempo raccogliere il frutto di tanti sacrifici fatti negli anni dalla sua famiglia per salvaguardare e migliorare questa storica produzione.

o mare mioAd un primo contatto telefonico è seguito, dopo qualche settimana, il sopralluogo da parte della regia del programma e poi della produzione. A quel punto si è iniziato a discutere di come inserire l’azienda e la treccia nel tema della puntata visto che il piatto da preparare era il famoso “Scescille Termolese“, ovvero delle polpette di formaggio e uova rivisitate in chiave marinara, ovvero con l’aggiunta di pesce. Quindi va bene il formaggio dell’azienda santacrocese, ma la treccia? Pur di valorizzarla e darle visibilità si è scelto di far misurare i concorrenti con la realizzazione a mano del prodotto. Una sfida nella sfida.

Maria Antonietta Paladino ci spiega come questa sia stata l’occasione per promuovere e far conoscere non solo i suoi prodotti, ma anche quelli di altre aziende locali che pure hanno offerto le loro specialità al programma, in particolare l’Olio Cavalier Pasquale Japoce, dell’azienda Adamo Radati di Larino, e il formaggio ovino di Maria Mariani.

“Proprio per sottolineare l’importanza di dare continuità alla tradizione della treccia santacrocese, nel momento in cui mi è stato chiesto di segnalare delle persone che avrebbero vestito i panni di giudici ho pensato di scegliere un giovane e un anziano del mio paese, a simboleggiare il passato e la tradizione che incontrano il nuovo e muovono verso il futuro e così la mia decisione è caduta sul signor Casciano Francesco, autentico custode della memoria del paese, e il giovane Pasquale Petruccelli, già attivamente impegnato nel contesto degli eventi e delle iniziative a Santa Croce”, ci spiega ancora Maria Antonietta nel suo racconto. “Non poteva poi mancare il nostro sindaco, Donato D’Ambrosio, che si è sempre speso per tutelare e promuovere le eccellenze della nostra comunità e si è personalmente impegnato nel corso del suo mandato per salvaguardare le infrastrutture del nostro territorio, affinché noi piccoli produttori non patissimo le gravi conseguenze dell’isolamento. Inoltre essendo anche lui un giovane come noi sa bene interpretare le esigenze della nostra generazione e anche le difficoltà che si incontrano nell’emergere e nel vedere riconosciuti i frutti del proprio lavoro”.

Un lavoro duro e impegnativo quello della famiglia Paladino che da un decennio ha scelto di avviare la produzione e commercializzazione della treccia santacrocese, la cui tradizione stava cadendo in disuso e relegata solo ai festeggiamenti nella ricorrenza di aprile. Un lavoro nel quale le figlie del capofamiglia hanno scelto di investire le loro conoscenze e i loro studi. Mariantonietta, infatti, ha svolto il suo lavoro di tesi proprio su uno studio microbiologico sulla treccia. E i risultati sono arrivati.

“Cannavacciuolo è uno chef preparatissimo dal punto di vista della conoscenza dei prodotti e della padronanza della tecnica ed è rimasto molto colpito dal nostro modo di lavorare, ma anche dalla generosità di noi molisani, un tratto particolarmente evidenziato dall’intera produzione, e dal nostro spiccato senso di comunità che ci tiene uniti e ci da la forza di rispondere con positività e capacità alle sfide che il nostro territorio ci pone di fronte”.

Insomma passione e competenza si sono fuse in un intreccio di sapori, di storie, di cultura che in molti hanno conosciuto ora grazie alla tv, ma che per tante persone rappresenta un ritorno alle origini, alla propria terra e alle proprie tradizioni e per altri, come l’Azienda Paladino, è stato il giusto riconoscimento per aver creduto in tutto questo, riuscendo con professionalità e intelligenza a reinventare la stessa tradizione.