Ebbene si, non esiste solo la famosa crisi di mezza età, ma anche una crisi esistenziale che si manifesta, in sei casi su 10, nei giovani di 25 anni. La crisi dei 25 anni è stata riconosciuta scientificamente quanto quella di mezza età, che arriva verso i 50 anni ma, ne è l’esatto opposto. Mancano le certezze e le stabilità.
A causare questo periodo di confusione e depressione è la mancanza di reali prospettive per il futuro. Improvvisamente i giovani non sono più in grado di rispondere a due domande fondamentali: Chi sono? Cosa sto diventando? E così si trovano a vivere un disagio molto forte. Uscirne non è facile, anche perché sono le condizioni sociali a rappresentare l’ostacolo maggiore. Se la società nella quale viviamo non è in grado di valorizzare le competenze dei giovani non può permettere loro di crescere e garantirsi un livello di qualità della vita accettabile. Secondo lo studioso Erikson, dopo aver stabilito una certa identità, i “giovani adulti” tendono anche a desiderare rapporti intensi e stabili con le altre persone, ma non sempre è possibile.
I sintomi maggiori di questa crisi sono quelli di sentirsi persi, impauriti e confusi, intorno alle decisioni da prendere per il futuro, per passare ufficialmente all’età adulta. La disoccupazione e la scelta di un percorso di carriera rappresentano i maggiori promotori di questa crisi.
Sembra scontato e superfluo dirlo, ma bisogna rimboccarsi le maniche e iniziare un processo di ricostruzione di se stessi, senza abbandonarsi all’ansia e all’insoddisfazione. Fissarsi degli obbiettivi e lavorare per realizzare, man mano, i propri sogni, è un grande passo.