San Salvo. Giammarco Sicuro: il giornalismo in guerra unica arma a difesa della verità

Ieri pomeriggio, nei locali del Centro Culturale Aldo Moro di San Salvo, il reporter RAI Giammarco Sicuro ha regalato al pubblico la sua testimonianza sulla crisi in Ucraina e ha presentato il suo libro L’anno dell’alpaca in cui racconta il suo viaggio intorno al mondo durante la pandemia.

IMG_20220421_190054 (1)Giammarco Sicuro è rientrato in Italia dopo aver trascorso quattro settimane in Ucraina, da dove ha documentato la guerra da vicino, raccogliendo le testimonianze dei cittadini di Mykolaiv e Odessa e cercando di aiutare la popolazione in ogni modo.

Prima però era stato a Mosca, per raccontare entrambe le prospettive del conflitto e fornire alle persone a casa una versione dei fatti il più veritiera possibile. Un intento naufragato tra i pericoli di regime, perché la RAI, dati i forti rischi per i suoi inviati, ha richiamato tutti in patria. D’altra parte la politica impediva al giornalismo di esprimersi a dovere.

In Paesi come la Russia non è per niente facile esercitare la professione giornalistica. Così come in Venezuela, dove Sicuro qualche anno fa è stato costretto ad entrare da clandestino e a fare finta di essere un semplice turista, consapevole di tutti i rischi che questo comportava. Ancora oggi sono in molti a chiedergli di recarsi in Yemen per raccontare una guerra dimenticata che va avanti da un decennio, senza sapere che da 4 anni in Yemen non si può proprio entrare. A questo proposito, il reporter ha tenuto a sottolineare l’importanza del giornalismo in tempo di guerra, l’unica arma che dovremmo avere nel nostro arsenale per riconoscere la propaganda e le fake news.

Il titolo del suo primo libro, L’anno dell’alpaca, non è un riferimento al calendario cinese, è il diario che l’inviato RAI ha scritto durante il viaggio compiuto intorno al mondo, in solitudine, accompagnato soltanto da un alpaca e un lama… di peluche.

Nel febbraio del 2020 Giammarco Sicuro si trovava in vacanza in Perù e mai avrebbe potuto immaginare che di lì a poco l’Italia, seguita a ruota da tutti gli altri Paesi, sarebbe entrata in lockdown a causa di un virus sconosciuto e letale. E che avrebbe chiuso tutte le frontiere.

Quella che era iniziata come una vacanza si è poi trasformata in un viaggio con reportage lungo nove mesi, che, puntando la rotta verso casa, ha attraversato ben tre continenti. Il libro è una sorta di backstage dei suoi servizi televisivi, in cui Sicuro, come affermato durante l’incontro di ieri, ha deciso di “mettere in piazza” le sue emozioni. Non è il racconto della pandemia, che però fa da sfondo ai veri protagonisti: le storie delle persone, raccolte in mondi solo apparentemente lontani.