Non siamo tornati indietro nel tempo, non viviamo più nell’Europa di inizio Novecento, eppure la guerra è ancora qui. E come accade in tutte le emergenze, sono gli innocenti, i più indifesi e i più vulnerabili a subire le conseguenze peggiori. Anche l’Ucraina non fa eccezione.
Degenerata lo scorso 24 febbraio, la crisi in Ucraina in realtà va avanti da 8 lunghissimi anni e sta causando uno dei più rapidi sfollamenti su larga scala dalla Seconda Guerra Mondiale: ad oggi quasi 15 milioni di persone sono in fuga e oltre 7 milioni di persone, per lo più donne e bambini, sono state costrette a superare i confini e cercare rifugio all’estero, correndo il rischio di separarsi e di scomparire.
Chi è rimasto, per paura o perché non aveva altra alternativa, non ha accesso all’acqua potabile, alle medicine, ai beni di prima necessità e vive in condizioni igienico sanitarie precarie. Nulla è stato risparmiato dagli attacchi. Le infrastrutture essenziali da cui dipendono i bambini, compresi gli ospedali, le scuole e gli edifici che ospitano i civili, non devono mai essere attaccate – ha sottolineato Catherine Russell, direttore esecutivo di Unicef. Dall’inizio del conflitto, oltre 750 asili e scuole sono stati danneggiati o distrutti. Soltanto l’intervento dell’Unicef, con i suoi programmi educativi, ha restituito a un milione di bambini il diritto allo studio.
Dopo ormai dieci mesi di conflitto, sono i bambini le prime vittime della guerra. Oltre un migliaio quelli direttamente colpiti, di cui 415 uccisi e 755 feriti, ma come spesso accade in situazioni di crisi, il numero totale delle vittime è probabilmente molto più alto di quello stimato finora.
In Ucraina Orientale, quasi mezzo milione di bambini vive con gravi cicatrici psicologiche – ha dichiarato Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia – Hanno bisogno di un sostegno continuo per affrontare il trauma emotivo che comporta crescere in un conflitto.
Per di più da qualche giorno è ufficialmente arrivato l’inverno. Già da qualche giorno però, a casa o in ufficio, abbiamo cominciato a sentire freddo a causa dell’improvviso calo delle temperature e dell’aumento del prezzo delle bollette che ci costringe a risparmiare sul riscaldamento.
In Ucraina la situazione è decisamente peggiore. Da settimane i bambini sono costretti a vivere al freddo e al buio perché gli attacchi missilistici russi hanno distrutto la rete elettrica. Bambini come Kirill, di appena un anno e mezzo, sopravvissuto alla guerra e che ora rischia di morire di freddo.
Il riscaldamento non funziona e non possiamo cucinare per nostro figlio. Ha freddo ma non possiamo andarcene: mio marito lavora, mia madre è anziana e ho paura di andare all’estero – racconta la madre di Kirill al microfono di Giammarco Sicuro, inviato speciale della redazione esteri del Tg2, che nei suoi reportage ha raccolto numerose testimonianze di ucraini in difficoltà.
Da mesi organizzazioni come Unicef e Save the Children si stanno adoperando per donare alla popolazione ucraina generatori di corrente, abiti caldi e coperte.
Per i bambini in Ucraina rischia di essere un Natale senza regali, o forse no. Perché, come dice una canzone di Ermal Meta e Fabrizio Moro, il mondo si rialza col sorriso di un bambino. E ognuno di noi può restituire il sorriso ad almeno uno di quei bambini. Perché tutto va oltre queste vostre inutili guerre.