“Diario di una adolescenza negata Campochiaro 1943 – Ricordi di un positanese”, il doppio titolo del volume curato e scritto dal dottor Antonino Picciano da appunti di Francesco Talamo, presentato nel Centro Museale San Berardino di Campochiaro.
Per venti anni, dal 1939 al 1959, Talamo aveva vissuto in Campochiaro a seguito del trasferimento del padre Raffaele da Positano al locale Ufficio postale perché si era rifiutato di iscriversi al partito fascista.
Il volume traccia con attenzione emozionale ma anche con metodo scientifico gli anni complessi e dolorosi del periodo bellico, legati agli avvenimenti del 1943 quando ben undici civili di questo piccolo paese, alle falde del possente Matese, persero la vita nella distruzione folle della guerra. Tanti i nomi citati e ricordati nelle vicende che li videro loro malgrado protagonisti di una microstoria locale che si componeva nella macrostoria degli avvenimenti storicizzati, il volume infatti vuole essere anche un postumo ma sincero riconoscimento a quei campochiaresi che come riferisce anche Talamo vissero uno dei primi atti di collaborazione tra forze alleate, militari italiani e popolazione civile.
Già dalla copertina si può constatare la doppia valenza e la stessa duplice cifra narrativa tra la parte storica e tragica di Campochiaro e la seconda parte che sempre in periodo bellico e postbellico racconta episodi spesso anche comici e divertenti nella loro autentica realtà quotidiana che chiarisce in maniera precisa come Positano sia diventata già in quel periodo di guerra e quindi appena dopo la cosiddetta perla del Mediterraneo, località della costiera fra le più amate ed ammirate.
Alla presentazione del volume, sono intervenuti Francesco Talamo, Antonino Picciano, Giuseppe Pardini, Giuseppe Lanese, chi scrive, la presidente della proloco Serena Valente, il parroco don Luigi Astarita, il sindaco Simona Valente che ha conferito la cittadinanza onoraria a Talamo e ha consegnato le Onorificenze civiche alla Memoria.
In piazza Madonna delle Grazie con la partecipazione di numerosi cittadini si è svolto lo scoprimento della lapide con gli undici nomi delle vittime, al suono intenso della tromba suonata dal musicista Vincenzo Miozza. Costumi di Campochiaro – Igor Picciano è l’attento studioso del costume del paese – spettacolari nella loro armonia di ricami e di decorazioni con festoni luminosi su fondo nero in panno di lana, indossati da donne del paese con eleganza e marcato amore di appartenenza, hanno fatto da corona al tavolo dei relatori quindi sono stati ammirati, insieme con il costume maschile, nello spettacolo musicale del gruppo folkloristico I Matesini di Campochiaro.